ROMA - La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la posizione italiana nel suo incontro, durato circa un’ora e mezza a Palazzo Chigi, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La premier ha assicurato che l’Italia continuerà a fare la sua parte a sostegno di Kiev, “anche in vista della futura ricostruzione dell’Ucraina”.
Parallelamente, Meloni ha posto l’accento sulla necessità cruciale di trovare le condizioni per una “pace giusta e duratura”, sottolineando due convinzioni fondamentali: l’importanza di una “unità di vedute tra partner europei e statunitensi” e l’altrettanto rilevante “contributo europeo a soluzioni che avranno ripercussioni sulla sicurezza del continente”.
I due leader - ha spiegato una nota del governo - “hanno analizzato lo stato di avanzamento del processo negoziale e condiviso i prossimi passi da compiere”. Sul tavolo c’è il piano di pace Usa perché, la tesi sostenuta più volte dalla premier, non si può prescindere dalla posizione dell’alleato più importante. E dunque per la premier servono dei passi in avanti e delle soluzioni per la fine del conflitto.
Ma allo stesso tempo non possono mancare “robuste garanzie di sicurezza” per Kiev che impediscano “future aggressioni” da parte di Mosca. E deve inoltre continuare la pressione sulla Russia “affinché sieda al tavolo negoziale in buona fede”.
Il presidente ucraino ha definito il colloquio con la presidente del Consiglio come “eccellente e molto approfondito” e ringraziato l’Italia, apprezzando il suo “ruolo attivo nel generare idee concrete e definire misure per avvicinare la pace”.
Inoltre, Zelensky mira a inviare agli Stati Uniti il piano aggiornato per risolvere il conflitto con la Russia già nella giornata di domani. “Oggi lavoriamo e continueremo domani. Penso che lo consegneremo domani”, ha dichiarato, confermando l’accelerazione degli sforzi diplomatici di Kiev.
Il leader ucraino si trova ad affrontare le crescenti pressioni da parte degli Stati Uniti affinché accetti il piano di pace proposto da Donald Trump. Quest’ultimo, in una recente intervista a Politico, ha incalzato Kiev dichiarando che Zelensky “deve accettare la situazione e il fatto che l’Ucraina stia perdendo la guerra,” sottolineando come i tempi stretti per la presentazione delle proposte aggiornate si stiano ormai esaurendo.
Ma anche in Italia il quadro politico nella maggioranza è sfaccettato sulla necessità di appoggiare alle stesse condizioni l’Ucraina: la Lega continua a nutrire dubbi sul decreto che proroga l’invio delle armi a Kiev e che arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Chiede - la linea del partito di via Bellerio - un segnale di discontinuità rispetto ai decreti degli anni scorsi.
La realtà dei fatti è che “la guerra sta andando in un certo modo, io non tolgo soldi alla sanità italiana per una guerra che è persa”, ha dichiarato il vicepremier della Lega Matteo Salvini. “L’impressione è che qualcuno in Europa non abbia interesse che la pace diventi concreta, la posizione del governo è equilibrata, prima ci si siede al tavolo e meglio è per tutti”.
Ma la presidente del Consiglio non ha alcuna intenzione di far mancare il supporto italiano all’Ucraina, ha già ribadito che il decreto si farà. Anche se la linea, illustrata anche ieri ai leader europei, è quella di non distanziarsi da Washington.
Tradotto con le parole di un big di Fratelli d’Italia, “occorre rimuovere posizioni rigide, anche Zelensky deve trovare una soluzione al conflitto, occorre cercare un compromesso, non è possibile fare a meno degli Stati Uniti”.
L’opinione diffusa, dunque, è che l’appoggio a Kiev non verrà meno, ma -nargomenta la stessa fonte - l’opinione pubblica è stanca e “non conviene neanche a Kiev trascinare ancora la guerra: meglio concedere una piccola parte del territorio e contare poi su garanzie di sicurezza della Nato, costringendo Putin a sedersi al tavolo”. Il principale nodo diplomatico e politico resta legato proprio a queste concessioni territoriali, che Zelensky non ha alcuna intenzione di accettare.
Sul tavolo c’è pure il tema degli asset russi congelati per finanziare il maxi-prestito all’Ucraina. Se ne parlerà al Consiglio europeo del 18 dicembre ma il governo italiano continua ad avere dubbi. Perplessità condivisa dalla Lega: “Si aprirebbe un vaso di Pandora, è impossibile”, argomenta il leghista Claudio Borghi.
Ma il pressing di Kiev continua: “È importante consentire finalmente il pieno utilizzo dei beni russi congelati, rafforzare l’Ucraina nell’ambito del programma ‘Safe’ e aumentare ulteriormente i contributi all’iniziativa ‘Purl’”, ha scritto su X il ministro degli Esteri ucraino.