Il ‘Giorno del Ricordo’, momento commemorativo che ricade ogni anno il 10 febbraio, è per gli italiani di tutto il mondo occasione per ricordare, e non dimenticare mai, le vittime delle foibe, il drammatico esodo degli istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre, e fermarsi un istante per riflettere su un pezzo di storia indelebile.

Anche in Australia la comunità si è raccolta in un minuto di silenzio presso il cimitero di Preston.

Il Comitato 10 febbraio, coadiuvato dall’Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia (ANSI), dalla console generale d’Italia a Melbourne Chiara Mauri e dal presidente del Com.It.Es Victoria e Tasmania, Ubaldo Aglianò, ha infatti deposto un mazzo di fiori presso la stele posta all’interno del cimitero. Presenti anche alcuni rappresentanti dell’Associazione Aeronautica e della Marina Militare.

“Desidero rivolgere a tutti voi il mio affettuoso abbraccio in questo giorno particolare dedicato al Ricordo della tragedia giuliano-dalmata – ha dichiarato Vincenzo De Paolis leggendo il discorso ufficiale inviato dal senatore Roberto Menia –. Il 10 febbraio del 1947, al termine del Secondo conflitto mondiale, fu firmato il diktat di pace che consegnò alla Jugoslavia comunista di Tito le belle città di Pola, Fiume, Zara, Cherso e Lussino, e confinò Trieste in un assurdo ‘territorio libero’ amministrato dagli angloamericani. Ci vollero la rivolta e il sacrificio dei ragazzi di Trieste del novembre 1953 perché la città tornasse all’Italia un anno dopo, a nove anni dalla fine della guerra”.

“Lo scorso 26 ottobre, Trieste ha celebrato il 70esimo anniversario della sua seconda redenzione, ma per gli esuli dall’Istria non venne mai il tempo della giustizia e del ritorno – ha aggiunto –. Il 10 febbraio è dunque una data che ha segnato profondamente la nostra vicenda nazionale, una pagina luttuosa, una cesura della nostra storia e una violenza alla nostra geografia. Sono orgoglioso di aver presentato e fatto approvare la legge che ha consacrato il 10 febbraio al ricordo nazionale”.

È nella memoria dei giuliano-dalmati che la data simbolica oggi onora le migliaia di infoibati, annegati, massacrati, deportati e mai ritornati, prodromica a quella del grande esodo di 350mila italiani.

Il ‘Giorno del Ricordo’ resta quindi un momento fondamentale per stimolare una riflessione sulle conseguenze delle ideologie nazionaliste portate all’estremo. La risposta, ogni volta, dev’essere un impegno sempre più forte verso l’inclusione e la collaborazione tra persone e popoli.