Dalle Eolie all’Australia, attraversando oceani e generazioni, La Cava Bianca approda a Melbourne per la sua prima mondiale, trasformando una proiezione cinematografica in un atto di memoria collettiva. Martedì 28 ottobre, alla Eolian Hall, il documentario firmato da Elisa Mereghetti e Marco Mensa è stato presentato nell’ambito del festival culturale Avventure Siciliane, promosso dal Sicilian Arts Collective Australia (SACA) in collaborazione con la Società Isole Eolie Melbourne, richiamando oltre 120 spettatori e confermando quanto la storia di Lipari continui a parlare, con forza, anche alla diaspora.
Dopo l’anteprima molto partecipata al Centro Studi Eoliano di Lipari, nel luglio scorso, la tappa australiana aveva un valore speciale. “Da quando abbiamo iniziato a lavorare al film, nel 2019, abbiamo immaginato una proiezione dedicata alla comunità eoliana in Australia – hanno spiegato i registi – per costruire ponti, riallacciare legami e dare visibilità a una pagina fondamentale della storia di Lipari”. Un sogno che a Melbourne si è concretizzato, restituendo voce a un luogo e a una vicenda che rischiavano di scivolare nell’oblio.
L’accoglienza del pubblico è iniziata ancor prima del film, con una suggestiva introduzione visiva e sonora: immagini d’archivio delle miniere di pomice sullo schermo mentre la musicista Kelly Dewall, con strumenti a fiato, ha interpretato Aeolus, evocando il respiro del vento e l’anima aspra dell’isola. A dare il benvenuto agli ospiti è stata Cristina Neri, presidente di SACA, che ha salutato, tra gli altri, la viceconsole generale d’Italia a Melbourne, Mariagiovanna Rizzo, rappresentanti dell’Istituto Italiano di Cultura, studenti e docenti in visita dalle Eolie e dalla scuola di Lipari, insieme allo staff del Museo dell’Emigrazione dell’isola di Salina. A portare il saluto della comunità eoliana locale è stato anche Salvatore Portelli, presidente della Società Isole Eolie Melbourne.
Co-produttori del film, Mereghetti e Mensa hanno aperto ufficialmente la serata con un videomessaggio dall’Italia, introducendo un’opera che, in 52 minuti, racconta molto più di una cava dismessa. La Cava Bianca è un viaggio nella memoria di Lipari, nelle vite segnate dal lavoro della pomice, nelle ferite lasciate dall’estrazione industriale e nella silicosi che ha colpito generazioni di operai. È il racconto di un paesaggio abbagliante e crudele, oggi sospeso tra abbandono e possibili futuri. Il documentario osserva la cava con lo sguardo del presente, nel momento fragile della sua transizione. Le voci degli ex operai, degli storici locali e degli ambientalisti si intrecciano in un affresco umano intenso, mentre le immagini – aeree e da terra – restituiscono tutta la potenza visiva di un luogo unico. Preziosi materiali d’archivio, anche internazionali, affiancati a riprese originali realizzate prima dello smantellamento degli impianti, fissano per sempre l’assetto di un’area industriale destinata a scomparire.
A tenere insieme racconto e riflessione è il testo poetico di Davide Sapienza, interpretato dalla voce di Riccardo Lombardo. Una narrazione che va oltre la cronaca e si fa meditazione sul rapporto tra uomo e natura, sull’impronta ecologica e sullo sfruttamento incontrollato delle risorse. “In una terra lontana come l’Australia – ha scritto Sapienza – riecheggiano ancora le radici di chi ha lasciato Lipari e la Sicilia. Radici che sono identità, da non tradire mai. Parole che hanno trovato eco in una sala attenta e partecipe.
Al termine della proiezione, il dibattito si è spostato sul futuro della cava, con un Q&A moderato dal professor Marcello Saija dell’Università di Messina e da Janetta Ziino membro di SACA nonché event director del sodalizio eoliano. Collegati online dall’Italia, i registi e lo storico Giuseppe La Greca hanno risposto alle domande del pubblico, aprendo un confronto sulle possibili destinazioni dell’area. La domanda resta aperta, ed è il filo rosso che attraversa tutto il film.
Le reazioni degli spettatori parlano chiaro. “Non conoscevo gli aspetti più drammatici legati all’estrazione della pomice”, hanno commentato dal pubblico. “È stata un’esperienza arricchente, culturalmente e umanamente”. La Cava Bianca, sostenuto anche dall’UNESCO e dal Comune di Lipari, riesce così nel suo intento più ambizioso: trasformare una storia locale in una riflessione universale, ricordandoci che custodire la memoria significa, ancora oggi, scegliere che futuro vogliamo costruire.