CANBERRA - Lo ha comunicato l’Australian Bureau of Statistics (ABS), precisando che il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 4,2% grazie a un calo di 900 persone in cerca di impiego e a una riduzione del tasso di partecipazione di 0,1 punti, sceso al 66,8%.

Secondo Sean Crick, responsabile delle statistiche sul lavoro dell’ABS, il dato riflette una minore partecipazione attiva al mercato del lavoro: meno persone stanno cercando un’occupazione. Gli analisti leggono questo come un segnale di crescente pessimismo, alimentato dai recenti licenziamenti in più settori.

Tony Sycamore di IG Markets ha osservato che il mercato del lavoro “si sta raffreddando più velocemente del previsto” e che i rischi al ribasso per l’economia stanno aumentando. Finora la tenuta dell’occupazione aveva permesso alla Reserve Bank of Australia (RBA) di muoversi con cautela nella riduzione dei tassi, ma il nuovo dato spinge a ipotizzare un taglio già nella riunione di novembre, dopo la probabile conferma dei tassi a settembre.

Il calo occupazionale arriva in un contesto di forte crescita demografica. Il capo economista della Housing Industry Association, Tim Reardon, ha collegato l’aumento della domanda di abitazioni ai flussi migratori, sostenendo che l’offerta di nuove case non tiene il passo e che la mancanza di pianificazione rischia di avere ricadute economiche e sociali.

Sul piano politico, il ministro del Tesoro Jim Chalmers ha difeso il bilancio del governo Albanese, ricordando che dall’insediamento sono stati creati oltre 1,1 milioni di posti di lavoro. “Nonostante l’incertezza globale, continuiamo a mantenere la disoccupazione bassa e questo è motivo di orgoglio”.

Gli operatori di mercato ora guardano alle prossime mosse della RBA, che dovrà bilanciare due esigenze: evitare di soffocare la crescita con tassi troppo alti e, al tempo stesso, tenere sotto controllo l’inflazione. Il dato australiano perviene poche ore dopo che la Federal Reserve statunitense ha annunciato il primo taglio dei tassi del 2025, proprio per contrastare il rallentamento del mercato del lavoro americano.

Per la Banca centrale, la sfida è delicata: agire troppo presto rischia di riaccendere l’inflazione, muoversi troppo tardi può aggravare la perdita di posti di lavoro. Il dato di agosto sarà quindi un punto di riferimento chiave nelle decisioni di politica monetaria dei prossimi mesi.