ROMA - Quando passi piu’ di meta’ della tua vita a correre, succede che diventi la velocista piu’ longeva nella storia dell’atletica.
E’ Merlene Ottey, 60 anni compiuti domenica, ma la cui ultima gara ufficiale risale a 8 anni fa, quando ne aveva 52. Il suo lungo curriculum dice 30 medaglie nelle principali manifestazioni internazionali, di cui 9 ai Giochi Olimpici e 14 ai Mondiali, che la rendono una delle piu’ grandi sprinter mai esistite.

La sua storia inizia a Cold Spring in Giamaica, il 10 maggio del 1960. Gia’ negli anni ‘70 riceve dalla madre un manuale di atletica leggera e partecipa alle prime gare locali. A 15 anni gia’ correva i 200 metri in 25”9.

La svolta della sua carriera arriva nel 1979 dopo il trasferimento negli Stati Uniti, in Nebraska, per continuare gli studi. Li’, la Ottey entra a far parte della squadra di atletica e rappresenta la Giamaica ai giochi Panamericani dello stesso anno, dove ottiene il suo primo bronzo, un’anteprima inconsapevolmente amara di quelli che sarebbero stati gli anni successsivi.

In ogni caso, un anno dopo ecco il primo record: ai Giochi di Mosca la giamaicana conquista un altro bronzo e diventa la prima atleta caraibica a vincere una medaglia olimpica. Nel 1984 a Los Angeles arrivano altri due bronzi, nei 100 e nei 200 metri.

A Seul 1988 finisce fuori dal podio ma si rifa’ ai Mondiali indoor di Budapest dell’anno dopo, conquistando la sua prima medaglia d’oro e replicando a quelli successivi di Siviglia (indoor) e Tokio (1991).

Arriviamo cosi’ ai Giochi olimpici di Barcellona del 1992. Per la Ottey i tempi sono piu’ che maturi per la conquista del suo primo oro in una Olimpiade, anche per scacciare il fastidioso attributo di “Regina di bronzo” vista la sua collezione di terzi posti a dispetto dei primi. Purtroppo per lei, anche questa volta non sara’ cosi’.

La finale dei 100 metri di quell’anno infatti non era esattamente l’ideale per provare a vincere un oro. Al traguardo arriveranno cinque atlete sotto i 10”90, praticamente la gara piu’ veloce di sempre.

La Ottey si piazza quinta, mentre dopo un’attenta analisi del fotofinish da parte dei giudici l’oro va alla Devers, un nome che sara’ ricorrente nelle gare future della giamaicana.

La rivincita potrebbe arrivare l’anno successivo, il 1993, ai Mondiali di Stoccarda. Dopo una partenza stentata, la Ottey recupera e corre verso il traguardo recuperando terreno sulla Devers. Arrivano praticamente insieme, con lo stesso tempo, 10”82. Neanche i replay riescono a chiarire i dubbi. Dopo un’attesa spasmodica i giudici decretano vincitrice l’americana grazie a una parte della sua spalla. La federazione giamaicana inoltra un reclamo ufficiale, ma e’ tutto vano.

Ancora una volta i mondiali costituiscono l’occasione di rivalsa. A Goteborg nel 1995, la Ottey si prende prepotentemente i 200 metri, ma nei 100 deve di nuovo arrendersi alla Devers, piu’ veloce di lei di tre millesimi di secondo. Una vera e propria nemesi.

La sfida giunge al terzo capitolo nel 1996, alle Olimpiadi di Atlanta. Ma l’epilogo e’ identico agli altri due precedenti: le due tagliano il traguardo insieme, ma dopo un’attenta analisi dei fotogrammi l’americana risulta piu’ veloce di cinque millesimi di secondo.

Nei Mondiali di Atene non sente il secondo sparo che annulla la partenza e si fa 70 metri spingendo al massimo, cosa che non la fara’ arrivare oltre il settimo posto alla ripartenza successiva mentre nei 200 porta a casa un’altro bronzo.

Nel 1999 viene squalificata perche’ trovata positiva a uno steroide anabolizzante, il nandrolone, ma l’anno successivo la sentenza dello Iaaf viene ribaltata e la squalifica annullata, permettendole di correre ancora una volta.

Altra Olimpiade, Sydney nel 2000 all’eta’ di quarant’anni, e altro gioco al massacro con il cronometro. Finisce quarta nei 100 metri per un centesimo, dietro alla connazionale Tanya Lawrence.

La squalifica postuma della vincitrice della gara pero’, Marion Jones (che nel 2007 confesso’ di aver usato sostanze dopanti in quelle Olimpiadi), le permette di ottenere il bronzo, un altro: e’ la sua nona e ultima medaglia olimpica.

Merlene continuera’ a correre, dal 2002 con la Slovenia dopo aver ottenuto la cittadinanza, fino ad arrivare a 52 anni, nel 2012, agli Europei di Helsinki nella staffetta 4×100 dove per cinque posizioni fallisce l’approdo ai Giochi di Londra. Ma la storia l’aveva gia’ fatta sua, correndo piu’ di ogni altra.