CITTÀ DEL MESSICO - Il Senato del Messico ha approvato, con una maggioranza qualificata di 86 voti favorevoli di Morena e affini e 41 contrari dei partiti di opposizione, il decreto che modifica 20 articoli della Costituzione riguardanti la riforma della magistratura per eleggere i giudici con il voto diretto dei cittadini. La seduta si è svolta nel vecchio edificio della Camera alta, situato nel centro storico di Città del Messico. 

È ancora in corso il dibattito sulle 60 riserve presentate dal Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), il Partito d’azione nazionale (Pan) e il Movimento cittadino (Mc). Una volta ottenuta l’approvazione definitiva, il decreto sarà inviato alle 32 legislature statali del Paese. Per la promulgazione delle modifiche costituzionali sarà necessario il voto favorevole di almeno 17 di esse. 

Dopo una giornata di proteste in alcune strade della capitale e la confisca della tribuna da parte dei deputati del Pri, Pan e Mc, è stato decisivo il voto favorevole alla riforma espresso dal senatore dell’opposizione Miguel Ángel Yunes. 

L’esame di questa controversa riforma del potere giudiziario voluta dal presidente messicano uscente Andres Manuel Lopez Obrador era sospeso martedì dal presidente del Senato dopo l’irruzione di un centinaio di manifestanti nell’emiciclo della Camera Alta.  

Riuniti per diverse ore nei pressi del palazzo legislativo, i dimostranti avevano improvvisamente oltrepassato le barriere di sicurezza e fatto irruzione prima sul balcone, poi nell’Aula, costringendo il presidente del Senato, Gerardo Fernandez Norona, ad aggiornare la sessione. 

Tra i manifestanti c’erano funzionari giudiziari in sciopero e studenti di giurisprudenza che hanno gridato “senatori, fermate il dittatore” e “la magistratura non cadrà”, brandendo un’enorme bandiera messicana. Adottata la settimana scorsa dai deputati in una palestra, sotto i canestri da basket, dopo un’altra protesta che aveva bloccato i lavori della Camera, la riforma costituzionale prevede l’elezione dei giudici - compresi quelli della Corte Suprema - e dei magistrati mediante “voto popolare”. 

Questa riforma, inedita a livello mondiale, sta generando forti tensioni con Washington, il principale partner commerciale del Paese. Il capo dello Stato messicano, che sarà sostituito il 1° ottobre dalla presidente eletta Claudia Sheinbaum, dello stesso partito, sostiene che la giustizia messicana è corrotta e serve solo gli interessi economici delle èlite, in una nazione dove, secondo le Ong, oltre il 90% dei crimini resta impunito. 

Gli oppositori ritengono che il testo indebolirà l’indipendenza dei giudici e li renderà vulnerabili alle pressioni della criminalità organizzata. Lopez Obrador ha accusato la Corte Suprema di aver bloccato più volte le riforme portate avanti dalla sua amministrazione.