CITTÀ DEL MESSICO – Passaggio di consegne in Messico. Il presidente Andrés Manuel López Obrador (detto Amlo) lascia il posto alla neoeletta Claudia Sheinbaum, prima donna ad assumere questa carica.

Si chiude una presidenza caratterizzata dai molti successi nel campo dell’economia e della giustizia sociale e altrettante delusioni in quello dei diritti umani e della lotta al narcotraffico.

Secondo dati della Banca Mondiale, dal 2019 a oggi, 9,5 milioni di messicani sono usciti dalla povertà e il Pil è aumentato del 4,5 per cento, mentre il salario minimo è stato triplicato.

Oggi l’economia del Messico è al 12° posto nel mondo.

Successi riconosciuti persino dai suoi oppositori: López Obrador ha trasformato in sei anni l’economia del Paese.

La vittoria schiacciante di Sheinbaum, legata allo schieramento politico del presidente uscente (la coalizione di sinistra Morena), contro l’avversaria Xóchitl Gálvez (per una coalizione legata la Partito Rivoluzionario Istituzionale), va interpretata anche alla luce dei progressi ottenuti durante il mandato di Amlo.

Non sono mancati però i conflitti e i contrasti, anche con parti sociali teoricamente a lui affini. I forti investimenti in infrastrutture sono stati la chiave di sei anni di sviluppo e di aumento dell’occupazione, ma hanno comportato forti danni ambientali e costi sociali insostenibili per le popolazioni rurali e native.

Controversa la sua riforma della giustizia, che ha cambiato il metodo di selezione dei giudici, ora trasformati in cariche elettive. L’obiettivo dichiarato era “fare pulizia” della corruzione della magistratura, ma a rischio di una deriva demagogica.

Infine, ben scarsi sono stati i risultati nella lotta al narcotraffico. Che in Messico costituisce non tanto uno “Stato parallelo”, come la mafia in Italia, ma l’essenza stessa della struttura dello Stato. Non è servito l’utilizzo delle forze armate, perché le forze armate sono parte del problema. E in ogni caso, avvertivano i critici, l’esercito è formato per uccidere e non per prevenire.

Anche per questo, Obrador non è stato in grado di difendere i diritti umani, rispetto ai suoi predecessori – sulla carta meno garantisti – Felipe Calderón ed Enrique Peña Nieto.

Nelle ultime settimane sono stati pubblicati i dati di una ricerca di un gruppo di giornalisti indipendenti, che comprende organizzazioni come Quinto Elemento Lab e A dónde van los desaparecidos. La ricerca ha preso in esame i 18 anni che vanno dal 2006 al 2024, quindi i tre mandati di Calderón, Peña Nieto e López Obrador.

Su un totale di 115mila sparizioni forzate, quasi il 45 per cento si sono verificate negli ultimi sei anni, mentre su 72mila cadaveri non identificati, 34mila 700 risalgono allo stesso periodo.

Claudia Sheinbaum, fisica e accademica di formazione, è stata governatrice di Città del Messico ed è nota per la sua sensibilità ambientale. In campagna elettorale ha promesso il divieto di organismi transgenici in agricoltura e la fine della concessione per le miniere a cielo aperto. È inoltre favorevole alla legalizzazione dell’aborto (attualmente possibile solo a Città del Messico, che gode di uno statuto autonomo).