NEW YORK – Nel video pubblicato sul suo profilo, Mark Zuckerberg parla di un “ritorno alle origini”, quasi a voler prevenire le critiche con un romantico richiamo ai primordi dei social media, quando Internet era ancora un continente libero e selvaggio.
La radicale decisione di Meta di abolire il fact-checking sulle sue piattaforme, Facebook e Instagram in primis, è invece solo l’ultima mossa dell’azienda, di certo la più clamorosa, per avvicinarsi alle richieste di Donald Trump, pronto a reinsediarsi alla Casa Bianca.
Il controllo effettuato da organizzazioni terze (tra cui l’agenzia France-Presse e, in Italia, Pagella Politica) sulla veridicità delle notizie pubblicate sulle reti sociali del gruppo verrà invece sostituito da “community notes” simili a quelle utilizzate su X, ovvero da interventi di altri utenti che correggono o contestualizzano il post controverso. Non è chiaro se, come avviene ora, i messaggi ritenuti poco affidabili verranno penalizzati dall’algoritmo.
“Ci libereremo dei fact-checkers che sono stati troppo schierati politicamente e hanno distrutto più fiducia di quanto ne abbiano creata, specialmente negli Stati Uniti”, ha spiegato Zuckerberg nel messaggio con cui ha annunciato la rivoluzione, che sarà in un primo momento limitata agli Stati Uniti.
Meta è stata per lungo tempo un bersaglio dei repubblicani, che l’hanno accusata di privilegiare le narrazioni di stampo progressista e di censurare i conservatori, una parzialità confermata più volte da ex dipendenti. Ed è lo stesso Zuckerberg ad ammettere che “le ultime elezioni sembrano un punto di svolta culturale che, ancora una volta, dà la priorità all’espressione”.
Addirittura la divisione Trust and Safety verrà trasferita dalla progressista California alla roccaforte repubblicana del Texas, allo scopo, sottolinea il fondatore di Facebook, “di aiutarci ad avere fiducia nello svolgere questo lavoro in luoghi dove ci sia meno preoccupazione riguardo l’orientamento delle nostre squadre”.
Non solo: i contenuti politici saranno meno penalizzati nelle bacheche degli iscritti, che avranno anzi la possibilità di scegliere quanto fruirne. L’addio al fact-checking è l’ultima tappa della marcia di avvicinamento di Zuckerberg a Trump, che era stato bandito dalla piattaforma dopo l’insurrezione di Capitol Hill del 6 gennaio 2021 per poi esservi riammesso nel 2023. Lo scorso novembre Zuckerberg aveva cenato con il presidente eletto a Mar-a-Lago e aveva donato un milione di dollari al fondo per la sua inaugurazione.