Venticinque anni fa ci lasciava Mia Martini, per tutti Mimì. Era registrata all’anagrafe di Bagnara Calabra il 20 settembre del 1947, il suo vero nome era Domenica Bertè ed era la sorella più grande di Loredana con la quale ha sempre avuto un rapporto difficile. La carriera discografica di Mia Martini inizia nel 1962, come cantante “yè-yè”, sotto la guida di Carlo Alberto Rossi, quando, 15enne e con il nome di Mimì Bertè, incide il singolo “I miei baci non li puoi scordare”.

Perchè arrivi il successo Mimì deve aspettare 10 anni. L’estate del 1972 lancia due giovani stelle: una è Marcella Bella con “Montagne verdi”, l’altra è lei con “Piccolo uomo”, frutto di una collaborazione con Bruno Lauzi, che si aggiudica il Festivalbar e che rimarrà uno dei titoli più celebri del suo repertorio. L’anno prima Mimì Bertè aveva cambiato nome in Mia Martini e con un brano d’avanguardia, il trasgressivo “Padre davvero”, tratto dall’album “Oltre la collina” (tra gli autori c’e’ Claudio Baglioni) e censurato dalla Rai, aveva vinto a sorpresa il primo festival d’Avanguardia di Viareggio.

La consacrazione giunge nel 1973 con “Donna sola”, “Minuetto”, scritta per lei da Franco Califano, e “Inno”. Nel 1974 la critica europea la premia come cantante dell’anno e le hit parade ospitano il suo “Donna con te”. Inizia una triennale collaborazione con Charles Aznavour sugellata, nel 1977 da un memorabile concerto all’Opera di Parigi. Poi gli anni difficili, in cui la Martini è emarginata dall’ambiente con la fama di menagramo.

Un primo rientro la Martini lo tenta al Sanremo 1982 con “E non finisce mica il cielo” di Ivano Fossati. Nell’‘83 incide uno degli album più belli della sua carriera, “I miei compagni di viaggio”, un “live” con le canzoni più belle del suo repertorio inciso con la partecipazione della sorella e di Fossati. Il secondo, e definitivo, rientro sanremese si deve alla grinta di Adriano Aragozzini, che la convince a partecipare al Sanremo 1989 (il primo della sua gestione) con “Almeno tu nell’universo”, premiato dalla critica e secondo assoluto dietro a “Ti lascerò” del duo Anna Oxa-Fausto Leali. Va meno bene l’anno dopo, quando la Martini torna a Sanremo da favorita con “La nevicata del ‘56”, ma non ottiene il successo sperato. A

Sanremo è anche nel 1991 con l’appassionata “Uomini” e nel 1993 in coppia con la sorella Loredana Bertè. Sono partecipazioni non memorabili, che non la lanciano in vetta alle classifiche di vendita. Ma ormai la voce roca e grintosa di Mia Martini è tornata di moda, e lei, discreta compositrice e grande interprete, è contesa da autori vecchi e giovani. A fine 1993, dà vita con Roberto Murolo a una appassionata intepretazione in dialetto napoletano a “Cu me” di Enzo Gragnaniello.

E’ l’ultimo grande successo commerciale di una cantante che non ha mai derogato dalla ricerca della musica di qualità anche a scapito della notorietà e della rinuncia alla vetta delle hit parade. C’è sempre stato un qualcosa di drammatico attorno alla vicenda umana di Mia Martini. E la sua scomparsa prematura, purtroppo, è un evento che sembrava scritto nel destino di un’artista che con la fortuna è sempre stata in largo credito. Mia Martini è stata una delle voci migliori della canzone italiana, un’interprete che solo in qualche occasione ha avuto la possibilità di esprimere al meglio il suo talento e che solo di rado ha avuto il successo che meritava.

Grazie soprattutto al suo temperamento drammatico, Mia Martini si è comunque imposta come uno dei pochi personaggi della musica italiana capaci di conciliare la qualità con le esigenze del mercato. Nel suo repertorio, oltre a canzoni firmate da Baglioni, Antonello Venditti e Fossati, comparivano ottime versioni italiane di brani di John Lennon, Elton John e i Queen. Probabilmente se fosse nata in un Paese dove la musica è trattata con meno superficialità sarebbe entrata nel novero dei grandi: in Italia, invece, ha dovuto fare i conti con un repertorio quasi mai all’altezza dei suoi mezzi e con una mentalità provinciale che le ha quasi distrutto la carriera.

Per anni Mia Martini ha vissuto ai margini del mondo musicale perchè le era stata assegnata una fama di iettatrice: la superstizione è stata più forte del suo talento e così per un lungo periodo nessuno le ha offerto l’occasione di tornare a occupare quel posto da protagonista che meritava. Una vicenda assurda che ha inciso profondamente su una personalità fragile e facile alla depressione. Il suo delicato equilibrio interiore è stato turbato da tormentate. vicende personali che hanno fatto assumere alla sua carriera un andamento altalenante.

Negli ultimi anni Mia Martini stava recuperando i crediti che aveva con la fortuna, ma evidentemente era scritto nel destino che la sua doveva rimanere la storia di un grande talento sfortunato.