BRUXELLES - Il Consiglio dell’Unione Europea ha raggiunto un accordo cruciale su due atti legislativi che mirano a ridisegnare drasticamente le regole europee in materia di asilo e rimpatrio dei migranti irregolari. L’accordo completa elementi chiave del Patto sulla Migrazione e l’Asilo del 2024 e ora consentirà l’avvio dei negoziati con il Parlamento Europeo per l’approvazione definitiva.
I ministri hanno concordato di accelerare l’attuazione di alcune disposizioni del Patto, precedentemente previste per giugno 2026.
Le nuove norme ruotano attorno a due concetti principali, entrambi volti a velocizzare il trattamento delle domande d’asilo: Paesi di origine sicuri (Lista comune Ue) e Paesi terzi sicuri.
Il Consiglio ha concordato il primo elenco comune Ue di Paesi di origine sicuri. I cittadini provenienti da questi Stati dovranno essere sottoposti a una procedura di protezione internazionale accelerata, che potrà svolgersi direttamente “alla frontiera o nelle zone di transito”. I paesi inclusi sono: Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia. A questi si aggiungono, in linea di principio, i Paesi candidati all’adesione all’Ue.
Il ministro per l’Immigrazione danese, Rasmus Stoklund, ha dichiarato che “il primo elenco Ue di Paesi di origine sicuri contribuirà a creare procedure di asilo più rapide ed efficienti e al rimpatrio di coloro che non necessitano di protezione”.
Il nuovo regolamento, inoltre, amplia le circostanze in cui una domanda di asilo può essere respinta come inammissibile (senza esaminarne il merito). Questo avviene quando il richiedente avrebbe potuto ottenere protezione internazionale in un Paese extra-Ue considerato sicuro per lui.
Per rendere più severa l’applicazione del concetto di Paese terzo sicuro, le norme aggiornate hanno allentato i vincoli che in precedenza legavano il richiedente a quel territorio. Ora, gli Stati membri potranno respingere una domanda di asilo come inammissibile anche se il richiedente è semplicemente transitato attraverso quel Paese prima di raggiungere l’Ue.
Inoltre, la possibilità di applicare questo principio è stata estesa ai casi in cui esista un accordo o un’intesa formale con un Paese terzo per l’esame della richiesta di asilo (una clausola che esclude i minori non accompagnati).
Infine, è stata introdotta una misura che impatta direttamente sui tempi procedurali: un richiedente che presenti ricorso contro una decisione di inammissibilità non avrà più il diritto automatico di rimanere nell’Ue per tutta la durata del procedimento legale, accelerando di fatto i tempi di potenziale rimpatrio.
Il Consiglio ha raggiunto un accordo su un regolamento volto ad accelerare e semplificare i rimpatri delle persone in soggiorno irregolare. Per la prima volta, i migranti irregolari a cui è stato intimato il rimpatrio avranno “obblighi rigorosi”, tra cui: lasciare il territorio e collaborare con le autorità, fornire documenti d’identità e dati biometrici e non opporsi in modo fraudolento alla procedura di rimpatrio.
Contro chiunque si sottragga agli obblighi di rimpatrio, gli Stati membri dispongono ora di una gamma di strumenti coercitivi più efficaci. Le conseguenze per la mancata collaborazione saranno severe: le autorità potranno rifiutare o revocare permessi di lavoro o determinati benefici economici. Sul fronte sanzionatorio, potranno essere imposte sanzioni penali, inclusa, secondo la posizione negoziale del Consiglio, la reclusione. Infine, per i soggetti che presentano un rischio per la sicurezza, sarà possibile imporre divieti d’ingresso che superano il massimo consueto di dieci anni, arrivando fino al divieto a tempo indeterminato di accesso al territorio Ue.
Il regolamento consente ai Paesi di istituire centri di rimpatrio in Paesi terzi (non necessariamente il Paese d’origine dell’espulso), a condizione che siano rispettati gli standard internazionali sui diritti umani.
Inoltre, viene introdotto il Provvedimento di Rimpatrio Europeo (Ero), un modulo standard che sarà inserito nel Sistema d’Informazione Schengen. Questo faciliterà il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio tra gli Stati membri, impedendo agli irregolari di evitare l’espulsione fuggendo in un altro Paese Ue.
Infine, gli Stati membri hanno raggiunto un accordo sugli impegni di solidarietà per il 2026. Si tratta di meccanismi volti ad alleviare gli oneri sui Paesi di primo arrivo (come Italia, Spagna, Cipro e Grecia). Per il periodo successivo a giugno, il pool prevede 21.000 ricollocamenti o altri “sforzi di solidarietà”, oppure contributi finanziari per un totale di 420 milioni di euro.
Il ministro dell’Interno tedesco, Alexander Dobrindt, ha concluso che, grazie a questi accordi, oggi si assiste finalmente a una “riorganizzazione” della politica migratoria in Europa, necessaria per affrontare l’afflusso elevato di migranti irregolari.