BUENOS AIRES – Il governo argentino ha scatenato una forte polemica autorizzando le forze armate a effettuare detenzioni temporanee di civili, colti in flagrante, al confine Nord del Paese.

La misura, attuata nell’ambito della cosiddetta “Operazione Roca”, è stata confermata dal ministro della Difesa, Luis Petri, che ha sostenuto la risoluzione come uno strumento per rafforzare il controllo territoriale contro il narcotraffico e altre minacce transfrontaliere.

Secondo le nuove regole, i militari potranno arrestare persone che commettano reati in flagrante, per consegnarle immediatamente alle autorità giudiziarie o alle forze di sicurezza civili. Sono state inoltre stabilite delle “regole di ingaggio” che limitano l’uso della forza a situazioni di legittima difesa propria o altrui, vietando l’uso delle armi contro veicoli o persone in fuga, anche in presenza di fondati sospetti di reato.

Petri ha giustificato la decisione sottolineando che “la possibilità di detenzione in flagrante è prevista in tutti i codici processuali del Paese”. E ha ribattuto alle critiche. “Sì, è una misura controversa, ma solo per chi difende narcos, terroristi e delinquenti violenti. Scegliete da che parte stare”, ha scritto sul suo profilo X.

La risoluzione ha provocato un’immediata protesta da parte di settori dell’opposizione, guidati dall’ex ministro della Difesa Agustín Rossi, che ha definito la norma non solo controversa, ma anche “illegale”. Secondo Rossi, la risoluzione viola quanto stabilito dalle leggi sulla difesa nazionale e sulla sicurezza interna, che delimitano chiaramente le funzioni delle forze armate.

“Il personale militare che obbedirà a questi ordini sarà completamente privo di protezione legale”, ha avvertito Rossi, criticando anche il segreto con cui è stato gestito il nuovo regolamento. “Ora capiamo perché Petri teneva segrete le regole di ingaggio: violano il sistema legale vigente”, ha scritto anche lui sul suo profilo X.

Rossi ha inoltre denunciato che la risoluzione indebolisce il ruolo tradizionale delle forze armate, attribuendo loro funzioni proprie delle forze di sicurezza. A suo avviso, questa trasformazione è “inopportuna”, dato il contesto internazionale, e “sinistra”, poiché costringe i militari ad agire senza l’adeguato supporto normativo.

Richiama il periodo immediatamente precedente alla dittatura, e la dittatura stessa, quando le forze armate non vennero più usate per la difesa dei confini, ma per perseguire civili. 

L’operazione è già in corso, con il dispiegamento iniziale di 1.300 soldati nella provincia di Salta, e l’obiettivo del governo è raggiungere i 10.000 effettivi nella zona entro la fine dell’anno. Tuttavia, voci critiche all'interno dello stesso ambito militare segnalano una mancanza di chiarezza nella catena di comando e nella coordinazione con le altre forze di sicurezza, il che potrebbe portare a conflitti operativi e a responsabilità poco chiare in caso di abusi o errori.

La controversia sembra tutt’altro che risolta. Il confine Nord, storicamente permeabile al narcotraffico e al contrabbando, è ora diventato anche un nuovo fronte di dibattito politico e giuridico.