ROMA – Flussi d’ingresso legali usati come “ulteriore canale di immigrazione irregolare”, con lo spettro di una regia della criminalità organizzata.

Dal monitoraggio sugli ultimi due anni, sono emersi “dati allarmanti” in “alcune Regioni, su tutte la Campania”, secondo lo scenario illustrato da Giorgia Meloni in Consiglio dei ministri, dopo aver consegnato un esposto al Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo sull’applicazione degli ultimi decreti flussi. E la mossa è stata accompagnata dalla rivendicazione dell’abbattimento “del 60% degli arrivi illegali rispetto allo stesso periodo del 2023”. 

Ma è su un altro fenomeno che il presidente del Consiglio mette ora il focus: le storture e le possibili ingerenze mafiose nel sistema di ingresso in Italia per motivi di lavoro, anche stagionale, nell’ambito delle quote stabilite nei Dpcm emanati periodicamente.

Il primo monitoraggio, spiegano fonti di governo, ha fatto emergere una macchina ormai in enorme difficolta. Nonché il forte sospetto di “frodi” legate anche alle “infiltrazioni della criminalità organizzata”, su cui Meloni ha annunciato interventi “amministrativi e normativi” da varare in un Consiglio dei ministri dopo il G7. E si profila una modifica della legge Bossi-Fini già prospettata qualche mese fa dal sottosegretario Alfredo Mantovano.

Alla luce dell’esposto, la Procura antimafia potrà attivare le Procure distrettuali, secondo le sue funzioni “di impulso e coordinamento di indagini”.