Cresce come destinazione di raccolta per il tartufo la regione Molise, configurandosi sempre più la nuova meta dei cavatori e degli appassionati. Una tendenza, ancora non chiaramente emersa, ma che “rischia”, nel lungo termine, di fare ombra anche alla più nota e famosa Alba in Piemonte: il Molise, infatti, possiede il 40% della raccolta nazionale di tartufo e l’80% della produzione va all’export. Un dato economico poco conosciuto e con un valore molto importante perché può contare su un prodotto molto pregiato che poche altre regioni possono avere: il Molise è infatti lontano da ogni infiltrazione e inquinamento industriale. 

Dal report di “MoliseFood” emerge che nel territorio molisano la produzione di tartufo è di 50 quintali tra bianchetto e altri, mentre è tra i 30 e 70 quintali quella di bianco. Quella di tartufo nero estivo è di 300 quintali all’anno. Dal punto di vista territoriale, il tartufo bianco è molto frequente nelle vallate umide situate nelle zone più interne di Isernia e Campobasso. In particolare, le zone più note per la presenza di tartufo bianco sono Carovilli, S. Pietro Avellana e Capracotta, nella provincia isernina, e Bojano nella provincia campobassana.

Nelle zone più asciutte del Molise si raccoglie invece lo scorzone, tartufo con forma globosa, con l’esterno detto scorza nera con verruche a forma di piramidi rigate in maniera trasversale. La polpa varia dal colore nocciola chiaro al bruno ed è attraversata da numerose venature bianche. Nella stessa zona di trova anche l’Uncinato, tartufo di colore nero con verruche a forma di piramide, la polpa è inizialmente biancastra poi diventa di colore nocciola e infine brunastra.