ROMA - Monsignor Carlo Maria Viganò scomunicato dal Vaticano per scisma. Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha dichiarato la scomunica ‘latae sententiae’ per l'ex nunzio negli Stati Uniti, accusato e ora riconosciuto colpevole di scisma.  

Lo scorso 21 giugno era stato lo stesso ex nunzio negli Stati Uniti a divulgare il decreto che lo convocava a Roma per rispondere delle accuse dandogli la possibilità fino al 28 giugno di nominare un avvocato difensore che lo rappresentasse o facendo pervenire una memoria difensiva.  

Non essendo avvenuto, gli è stato attribuito un difensore d’ufficio che ha svolto secondo le norme del diritto la difesa di Viganò. 

“In data 4 luglio, il Congresso del Dicastero per la Dottrina della Fede si è riunito per concludere il Processo penale extragiudiziale a carico di S.E.R. Mons. Carlo Maria Vigano’, Arcivescovo titolare di Ulpiana, accusato del delitto riservato di scisma. Sono note le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II”, dichiara l'ex S. Uffizio. 

“All'esito del processo penale, mons.Carlo Maria Viganò è stato riconosciuto colpevole del delitto riservato di scisma. Il Dicastero ha dichiarato la scomunica latae sententiae ex can. 1364 § 1 CIC. La rimozione della censura in questi casi è riservata alla Sede Apostolica. Questa decisione è stata comunicata a S.E.R. Mons. Viganò in data 5 luglio”, scrive il dicastero presieduto dal card. Victor Manuel Fernandez. 

“Allo scomunicato è proibito celebrare la messa e gli altri sacramenti, di ricevere i sacramenti, di amministrare i sacramentali e di celebrare le altre cerimonie di culto liturgico, di avere alcuna parte attiva nelle celebrazioni appena citate, di esercitare uffici o incarichi o ministeri o funzioni ecclesiastici, di porre atti di governo. Il senso della scomunica è comunque quello di essere una pena medicinale che invita al ravvedimento. Quindi, si resta sempre in attesa di un ritorno della persona alla comunione”, sottolineano i media vaticani.