CITTÀ DEL MESSICO - Il partito di governo messicano, Morena, ha ottenuto la maggioranza dei seggi nella Corte Suprema del paese, dopo le prime elezioni giudiziarie della storia nazionale.
Nonostante la presidente Claudia Sheinbaum abbia definito l’esito come un “successo totale”, la bassa partecipazione – circa il 13% degli aventi diritto – e le accuse di ingerenza politica hanno sollevato forti preoccupazioni tra analisti e osservatori internazionali.
Con questa vittoria, Morena – fondato dall’ex presidente Andrés Manuel López Obrador – consolida il suo dominio sull’intero apparato statale: esecutivo, legislativo e ora anche giudiziario. Una concentrazione di potere che secondo diversi esperti rischia di compromettere l’indipendenza della giustizia e i meccanismi di bilanciamento democratico in un paese già segnato da corruzione e criminalità diffusa.
Tra i nove vincitori annunciati per la Corte Suprema figurano tre magistrate nominate da López Obrador, l’attuale procuratrice per i diritti umani, un avvocato indigeno destinato a presiederla, e altri candidati con forti legami o affinità ideologiche con Morena. “Molti di questi nomi gravitano da tempo nell’orbita del governo”, ha dichiarato Víctor Manuel Alarcón Olguín, docente e analista politico dell’Università UAM-Iztapalapa.
Le regole elettorali vietavano esplicitamente ai partiti di sostenere candidati, ma sono emerse accuse secondo cui esponenti di Morena avrebbero distribuito ai votanti volantini con le indicazioni su chi scegliere. Sheinbaum ha preso le distanze dall’episodio e ha chiesto un’indagine.
Il voto di domenica scorsa, che ha coinvolto quasi 900 cariche giudiziarie federali e oltre 1.800 posti a livello statale, è stato definito un esperimento “senza precedenti” nel mondo. Tuttavia, secondo il professor Alarcón, il sistema è stato male progettato: “Il legislatore non ha fornito all’autorità elettorale un metodo ben definito, costringendola a improvvisare soluzioni in corso d’opera”.
Secondo Alberto Ramos, capo economista per l’America Latina di Goldman Sachs, la legittimità del processo è stata intaccata non solo dalla scarsa affluenza, ma anche dal caos organizzativo e dalla scarsa esperienza dei candidati, molti dei quali praticamente sconosciuti.
Nonostante ciò, il governo ha elogiato l’innovazione e il clima pacifico del voto. La prossima tornata elettorale per completare il rinnovo del sistema giudiziario è prevista per il 2027. Ma già oggi, i critici avvertono: il sogno di una giustizia più vicina al popolo rischia di trasformarsi in una nuova forma di controllo politico.