MILANO - Hanno detto di essere “addolorati” per ciò che è accaduto i due responsabili della Glg, l’azienda produttrice del tiramisù venduto come vegano e mangiato il 26 gennaio del 2023 in un fast food milanese, dalla 20enne Anna Bellisario, morta poi il 5 febbraio, dopo dieci giorni di coma, per shock anafilattico provocato da tracce di latte, a cui era fortemente allergica.   

Giuseppe Loiero e la madre Giovanna Anoia, il primo legale rappresentante e la seconda responsabile delle linee produttive dell’azienda produttrice del “Tiramisun” con marchio Mascherpa, sono stati interrogati dal gip Fiammetta Modica, che lo scorso 15 gennaio ha emesso a loro carico una misura di interdizione dall’attività  imprenditoriale per un anno, come richiesto dal pm Luca Gaglio e dall’aggiunto Tiziana Siciliano.   

Difesi dal legale Guido Camera, i due indagati per omicidio colposo hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, ma, oltre a dirsi profondamente dispiaciuti per la tragedia, in una memoria hanno anche spiegato che il 27 gennaio, ossia il giorno dopo che la giovane era finita in coma, avevano subito sospeso la produzione dei dolci vegani. E hanno fatto sapere anche che si impegneranno per mettere a posto sotto ogni profilo l’azienda.   

L’evento che “ha causato il decesso di Anna Bellisario”, ha scritto il gip nell’ordinanza, è “da ricondurre, secondo la prospettazione accusatoria, all’erroneo utilizzo di mascarpone nella produzione della crema destinata al tiramisù vegano”. Nell’azienda, si legge ancora, “preparavano i prodotti vegani e non vegani nello stesso ambiente, in contemporanea e sullo stesso tavolo”, si confondeva nella produzione di dolci l’uso di “preparati di origine animale”, come il mascarpone, e di “ingredienti di origine vegetale” e, poi, chi lavorava nel laboratorio non aveva una “formazione adeguata”, tanto che un dipendente, ad esempio, aveva seguito solo un “corso di carattere generale” di “quattro ore sulla normativa vigente in tema di igiene degli alimenti”.

“Quando tu produci un prodotto così non pensi agli allergici, tu lo stai facendo per i vegani... non per gli allergici”. Così parlava intercettata Giovanna Anoia, responsabile delle linee produttive della Glg, una ventina di giorni dopo la morte della ragazza. Agli atti dell’inchiesta, che ha portato a misure interdittive per Anoia e per il figlio Giuseppe Loiero, ci sono appunto diverse intercettazioni come quella che dimostra che la donna “sottovalutava la tipologia di consumatori cui il prodotto poteva essere destinato”. Altre intercettazioni del marzo dello scorso anno dimostrano, sempre secondo il gip, che Loiero avrebbe creato “a posteriori un registro di formazione” per i dipendenti con elenco di “argomenti” che, invece, non sarebbero mai stati trattati.