ROMA - Ha un volto e un nome il pusher che ha venduto la droga a Camilla Sanvoisin, figlia 25enne del produttore televisivo Axel Egon, trovata senza vita a casa del compagno, in un relais alla Giustiniana nel quadrante nord della Capitale.
L’uomo è stato identificato dalla Polizia, che indaga per fare piena luce sulla vicenda. Il lavoro degli investigatori si concentra adesso sui tabulati telefonici per risalire ai contatti avuti dalla coppia nelle ultime ore di vita della giovane, deceduta probabilmente per overdose. Entro 60 giorni sono attesi i risultati degli esami tossicologici che daranno certezze sulle sostanze assunte dalla 25enne quella notte.
Dai primi risultati dell’autopsia sono arrivati dei punti fermi: Camilla è morta per un arresto cardiocircolatorio. Sul suo corpo non c’era alcun segno di violenza o trauma. Il compagno, che ha dato l’allarme, ha raccontato agli agenti che prima di andare a dormire entrambi avevano fatto uso di eroina. L’autopsia, oltre a fornire dettagli sull’orario esatto del decesso, potrebbe stabilire se, con un soccorso tempestivo, la donna si sarebbe potuta salvare. Un aspetto attorno a cui ruoterebbero le indagini.
La Procura ha aperto un fascicolo che vede proprio l’uomo iscritto nel registro degli indagati per morte come conseguenza di altro reato. Sotto la lente degli investigatori i cellulari sequestrati nell’abitazione per risalire agli ultimi contatti avuti e alle telefonate effettuate quella mattina all’alba quando, al risveglio, ha trovato Camilla priva di sensi. è stato proprio lui a dare l’allarme spiegando di essersi svegliato e di averla vista esanime.
In casa di Camilla sono stati trovati anche 2.000 euro in contanti. E il 35enne nei giorni scorsi si è difeso, allontanando da sé ogni accusa: “La morte di Camilla è una valanga che mi ha travolto; me la porterò dietro per tutta l’esistenza”.