PARMA - Il boss Raffaele Cutolo, 79 anni, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, è morto a seguito di problemi respiratori nel reparto sanitario detentivo del carcere di Parma dov’era rinchiuso.
Il boss negli anni ‘80 creò un cartello criminale che controllava estorsioni e spaccio, nell’ambito di una guerra tra clan che provocò oltre 1.500 morti. Dotato di una memoria prodigiosa e delirante che ordinò le imprese più cruente, il “professore”, com’era stato soprannominato, oltre a sfidare tutti gli altri boss di camorra, ricoprì il ruolo di negoziatore ricevendo in carcere esponenti dello Stato per “mediare” la liberazione dell'assessore regionale campano Ciro Cirillo rapito dalle Brigate Rosse, ma fu anche il fine tessitore di raffinate strategie criminali e imprenditoriali.
Lui, Cutolo, che avrebbe compiuto 80 anni il prossimo novembre, dei quali più di 55 trascorsi in carcere, e più di 38 al carcere duro, era ricoverato da mesi nell'ospedale parmigiano sfiancato dagli acciacchi e da una demenza senile frutto non soltanto dell'età, ma della vita che aveva perseguito e voluto sin da quando, a poco più di 20 anni, commise il primo omicidi. Il movente? Una parola sbagliata, uno sguardo di troppo nei confronti di sua sorella Rosetta. Una vita che non aveva voluto cambiare perché mai ebbe o promise pentimento, ripetendo che non aveva niente di cui pentirsi.
La sua presenza pesò come un macigno su Napoli e sulla Campania.
Come detto, 1.500 circa furono gli uccisi nella guerra di camorra soltanto nel periodo 1978-1983. Il “professore” con il suo solo sguardo, mobile e spiritato sotto le lenti dalla montatura d'oro, poteva comandare morte e spargere paura. E da Ottaviano, alle falde del Vesuvio, dichiarò guerra alla camorra cittadina dei Giuliano, che ostentava ori, automobili, femmine, napoletani di città, quelli che “tengono il mare”. Lui, invece, veniva dalla terra, perciò non sfoggiava gioielli ma solo sorrisi, in una sorta di camorra contro camorra in una pagina da brivido della storia nera del nostro Paese.
E il vecchio don Raffaè poteva alimentarla solo con una morte che gli fosse coerente: irriducibilmente, senza essersi pentito mai.