KIEV - La Russia continua a martellare l’Ucraina con attacchi di missili e droni. E il ministero della Difesa russo rivendica la conquista di altri tre villaggi nell’est. Si tratta, come evidenziato in una nota citata dall’agenzia di stampa Tass, di Solodke e Novoye nella regione di Zaporizhzhia e del villaggio di Gnatovka nella regione di Donetsk. 

Da parte sua, riferisce il Kyiv Independent, l’esercito ucraino ha nuovamente negato che le truppe russe fossero riuscite ad accerchiare la città assediata di Pokrovsk, nell’oblast’ orientale di Donetsk, ma ha ammesso che la logistica per continuare a rifornire le truppe in quella zona è difficile. 

Il maggiore Andrii Kovalev, portavoce dello Stato maggiore ucraino, ha dichiarato all’agenzia di stampa ucraina Ukrainska Pravda che la logistica per Pokrovsk esiste ancora e che le truppe, compresi i soldati feriti, vengono fatte entrare e uscire a rotazione. 

Il commento dell’esercito giunge mentre le truppe russe si avvicinano alla sacca ucraina che comprende Pokrovsk e alcune aree a sud, tra cui la vicina città di Myrnohrad. Kovalev ha negato all’Ukrainska Pravda che le ultime rotte di rifornimento rimaste siano tutte sotto il controllo dell’artiglieria e dei droni russi. Da parte sua, il Settimo corpo di risposta rapida ha dichiarato il 10 novembre che le truppe russe hanno lanciato 132 assalti nel settore di Pokrovsk la scorsa settimana, ovvero “quasi il 20% in più rispetto alla settimana precedente”. 

L’agenzia di stampa belga ha dato notizia di un avvistamento, ieri a tarda sera, di tre aerei senza pilota nei pressi di un impianto nucleare ad Anversa. L’operatore energetico Engie ha precisato che il sorvolo non ha avuto alcun impatto sull’attività dell’impianto Doel. Nella stessa giornata di ieri, alcuni droni era stato avvistati nei pressi dell’aeroporto di Liegi, come già avvenuto nei giorni scorsi, quando aerei senza pilota hanno sorvolato anche una base militare belga a Kleine-Brogel, nelle Fiandre, dove, secondo notizie non confermate, sarebbero custodite armi nucleari americane. 

Le violazioni dello spazio aereo europeo da parte di droni in diversi Paesi “sono test. Test dell’Europa, test delle sue risposte: tutti gli attacchi di droni di Vladimir Putin sono sonde per vedere di cosa sono capaci”. Ma anche di come gli Stati Uniti “risponderanno all’attuale minaccia ai membri europei della Nato”. Lo scrive sui social il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

“Non c’è fumo senza fuoco, e credo che tutte queste sonde siano pericolose per l’integrità dell’Europa”, aggiunge, rilevando come l’Europa non sia in guerra con la Russia, ma quest’ultima sia in guerra con l’Ucraina “e potenzialmente con molti paesi in Europa”. 

Inoltre, prosegue Zelensky, “sappiamo di cosa sono capaci e cosa potrebbero fare, ma l’Europa teme la parola escalation“, ha dichiarato in riferimento ai russi e aggiungendo che i Paesi europei, “poiché sono Stati sviluppati che rispettano la legge e i valori”, ritengono che qualsiasi risposta da parte loro costituisca un’escalation. “Io credo il contrario: alla Russia non piace la debolezza. Qualsiasi risposta intellettuale, precisamente il tipo che l’Europa trova, viene letta come debolezza dalla Russia”, la quale, percepita questa debolezza, “vuole, finché nessuno è ancora abbastanza forte da fare pressione su di essa, infliggere danni e ottenere qualche guadagno extra per sé stessa”. 

Nel contesto ucraino, continua il presidente, quel guadagno sembra essere quello di impedire lo sviluppo del Paese, “distruggere la nostra identità e prendere la nostra terra: in breve, guadagni politici”. Mentre nella sfera energetica “l’obiettivo è mantenere tutti permanentemente dipendenti dalla loro energia”, scrive, citando direttamente Slovacchia, Ungheria, Germania e l’Europa orientale. “La debolezza non produce dialogo con la Russia. Per i russi è semplicemente debolezza, e questo significa che possono imporre le loro narrazioni. È quello che sta accadendo”, sottolinea. 

La Russia continua, intanto, a martellare l’Ucraina: secondo un aggiornamento diffuso dallo Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina, tramite la piattaforma Facebook, nella sola giornata di ieri la difesa ucraina ha respinto un numero complessivo di 265 attacchi condotti dalle forze d’invasione russe. Il nemico ha impiegato un missile e 35 attacchi aerei, utilizzando cinque missili e 104 bombe plananti. Si registrano inoltre 3.469 bombardamenti di artiglieria, dei quali 91 da sistemi a lancio multiplo di razzi (Mlrs), e il dispiegamento di 2.452 droni kamikaze. 

L’aviazione russa ha effettuato attacchi contro gli insediamenti di Pokrovske e Radisne nella regione di Dnipropetrovsk, nonché contro Rivnopillia, Nove Zaporizhzhia, Dobropillia, Lukianivske e Stepnohirsk nella regione di Zaporizhzhia. Le forze missilistiche e l’artiglieria ucraine hanno conseguentemente colpito un raggruppamento di personale nemico e altri tre obiettivi di rilievo. 

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov continua a lavorare attivamente e apparirà in pubblico in occasione di eventi rilevanti. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, commentando i resoconti dei media stranieri sulla recente assenza di Lavrov dalla scena pubblica. “Sergey Viktorovich (Lavrov) continua a lavorareù attivamente. Quando ci saranno eventi pubblici appropriati, allora vedrete il ministro – ha detto in una conferenza stampa Peskov, definendo fasulle le notizie diffuse dai media –. Queste notizie sono assolutamente false e non c’è bisogno di prestarvi attenzione. Va tutto bene”. 

La Commissione europea preferisce aspettare di visionare il testo dell’esenzione di un anno garantita dal presidente Usa Donald Trump al premier dell’Ungheria Viktor Orban, nell’ambito delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti sulle importazioni energetiche dalla Russia, prima di commentarla. “Dobbiamo vedere cosa è stato concordato. Nella misura in cui ciò riguarda l’applicazione delle sanzioni statunitensi, non abbiamo alcun commento da fare”, dice nel corso del briefing giornaliero con la stampa la portavoce dell’esecutivo Ue Anna-Kaisa Itkonen, sottolineando che Washington non ha ancora pubblicato il testo dell’accordo di esenzione. 

“In generale - continua Itkonen - ricordo che quest’estate abbiamo presentato la proposta RePowerEu per fermare gradualmente ed efficacemente l’importazione di petrolio e gas dalla Russia entro la fine del 2027. E come parte dei nostri pacchetti di sanzioni, nel 2022, abbiamo introdotto un divieto di importazione di petrolio russo con deroghe per Ungheria e Slovacchia dal divieto generale Ue sulle importazioni di petrolio russo. Quindi, l’obiettivo di questa deroga è garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di questi due Paesi”, i quali già potevano importare petrolio russo per quanto riguardava la legislazione europea. 

“Quello che accade nell’ambito di altri regimi è un altro argomento”, aggiunge la portavoce, evidenziando la necessità di tenere separati i due livelli: quello del regime sanzionatorio e quello della legislazione RePowerEu, che al momento è in fase di negoziato in trilogo. Gli effetti di quest’ultima “sarebbero a tempo indeterminato, a differenza del regime sanzionatorio che è per definizione temporaneo. Non sappiamo cosa accadrà tra un anno”, rileva. Ad ogni modo, a livello Ue Budapest e Bratislava sono esentate dal dover cessare l’importazione di petrolio russo, come anche Praga, che ha tuttavia trovato il modo di diversificare le proprie forniture, chiosa Itkonen.