MOSCA – L’ex campione del mondo di scacchi Garry Kasparov, fuggito dalla Russia dieci anni fa per paura di persecuzioni, potrebbe affrontare un procedimento penale a Mosca per aver violato la legge del Cremlino sugli "agenti stranieri".

Le forze dell'ordine russe - ha riferito l'agenzia di stampa statale - hanno affermato che ci sono "tutte le ragioni" per incriminare Kasparov ai sensi dell'articolo 330.1 del codice penale della Federazione Russa, che riguarda gli "agenti stranieri".

Il feroce critico del Cremlino potrebbe rischiare fino a due anni di prigione o una multa se il caso venisse avviato il procedimento, hanno detto i funzionari russi.

Nel maggio 2022 la Russia ha aggiunto Kasparov all'elenco delle persone che agiscono come agenti stranieri, che comprende dozzine di critici di Vladimir Putin, subito dopo che il presidente russo ha lanciato la sua invasione su vasta scala dell'Ucraina.

Secondo la legge, un agente straniero è una persona che riceve sostegno da Stati stranieri o è sotto influenza straniera ed è impegnata in attività politiche in Russia.

La norma, ampiamente condannata dall'Unione Europea e da Washington, richiede che chiunque sia identificato come avente sostegno o influenza straniera si registri presso il ministero della Giustizia e si dichiari agente straniero.

Nel frattempo, il Cremlino ha annunciato un ennesimo giro di vite per prendere di mira organizzazioni e persone scomode per il potere.

E stavolta si è scagliato persino contro l'associazione delle mogli e delle madri dei soldati russi che chiedono il ritorno dal fronte dei loro familiari richiamati alle armi e spediti in trincea. Il gruppo "La Strada verso casa" è stato infatti inserito da Mosca nel suo famigerato elenco degli "agenti stranieri".

E nella lista nera di Putin sono finiti pure i giornali online Republic e Sota, l'attivista per i diritti umani Marina Litvinovich e l'ex giornalista Yekaterina Duntsova: l'oppositrice contraria alla guerra che voleva sfidare il presidente alle urne ma a cui le autorità russe impedirono con un pretesto di candidarsi alle elezioni di marzo.

L'accusa è più o meno la stessa per tutti: quella di aver direttamente o indirettamente criticato l'invasione dell'Ucraina. Il ministero della Giustizia russo ha accusato l'associazione delle mogli e delle madri dei soldati di aver cercato di creare «un'immagine negativa» della Russia e dell'esercito russo e di aver ispirato proteste «illegali».

Nella famigerata lista Mosca ha inserito pure una delle leader del gruppo, Maria Andreyeva, che ha subito fatto sapere all'Afp di ritenere ingiusto il provvedimento e di volerlo contestare.