BRUXELLES – La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen giovedì prossimo dovrà affrontare una mozione di sfiducia in seno al Parlamento europeo, legata a uno scandalo relativo alla pandemia di Covid-19, che rischia di compromettere la sua agenda politica per il suo secondo mandato.
I parlamentari di estrema destra a Strasburgo affermano di aver ottenuto il sostegno necessario per la mozione che chiede le dimissioni dell’intera Commissione, dopo che un tribunale dell’Ue si è espresso contro la gestione da parte della von der Leyen dei messaggi privati con l’amministratore delegato dell’azienda farmaceutica Pfizer.
L’europarlamentare romeno del gruppo di estrema destra Ecr Gheorghe Piperea ha confermato al Financial Times di avere formalmente presentato la mozione di censura giovedì, dopo aver raccolto più delle 72 firme necessarie.
“L’iniziativa riguarda fondamentalmente la tutela della trasparenza e la garanzia di un processo democratico equo e autentico”, ha affermato.
Sebbene la soglia per avviare una mozione di sfiducia sia bassa, per far cadere von der Leyen e la sua Commissione sarebbe necessario il voto favorevole di oltre due terzi dei parlamentari presenti. L’assemblea conta 720 membri e un anno fa 401 di essi votarono a favore della sua nomina a presidente.
“Formalmente, non è ancora all’ordine del giorno; vedremo se avverrà. Ma in generale noi non votiamo mai a favore delle proposte dell’estrema destra.
Forse bisognerebbe chiedere al Ppe se lo voteranno loro, perché sono loro che votano l’estrema destra”, ha detto la capogruppo dei Socialisti e Democratici, Iratxe García Pérez, riferendosi alla mozione presentata da Piperea.
Lo scorso 14 maggio, il Tribunale di primo grado della Corte europea di Giustizia aveva annullato, con una sentenza emessa a Lussemburgo, la decisione con cui la Commissione ha negato a una giornalista del New York Times l’accesso ai messaggi Sms scambiati tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, tra il primo gennaio 2021 e l’11 maggio 2022, riguardo ai vaccini anti-Covid.
La decisione ha sottolineato la questione dell’accentramento quasi ossessivo della leader tedesca e del suo staff, che comporta mancanza di collegialità nelle scelte, anche con gli stessi commissari, e un deficit di trasparenza. “è un duro colpo per il sistema von der Leyen – aveva sottolineato subito dopo la sentenza una fonte diplomatica -.
Un sistema basato su decisioni in sedute ristrette, con i funzionari fedelissimi, scavalcando ruoli e competenze”. Una tendenza che si è vista anche nella fase di formazione dell’attuale esecutivo comunitario, con un rimescolamento delle Direzioni che ha l’obiettivo di sottrarre competenze e poteri ai commissari, a tutto vantaggio della Presidente.
La giornalista americana Matina Stevis, basandosi sul regolamento Ue relativo all’accesso ai documenti, aveva chiesto di visionare tutti i messaggi Sms, ma la Commissione aveva respinto la domanda affermando di non essere in possesso dei documenti. Il New York Times aveva quindi fatto ricorso al Tribunale dell’Unione Europea chiedendo di annullare la decisione della Commissione. Il Tribunale ha accolto il ricorso, ricordando che il regolamento relativo all’accesso ai documenti mira a dare la massima attuazione al diritto di accesso del pubblico ai documenti in possesso dalle istituzioni.