MILANO - Monte dei Paschi di Siena ha deciso di promuovere un’offerta pubblica di scambio per la totalità delle azioni ordinarie di Mediobanca. La proposta valuta l’istituto bancario 13,3 miliardi di euro e offre un premio del 5,03% rispetto al prezzo ufficiale delle sue azioni, rilevato alla chiusura di Borsa di giovedì (15,227 €). 

L’offerta avrà a oggetto un massimo di 833.279.689 azioni ordinarie, rappresentanti il 100% del capitale sociale e delle azioni ordinarie, incluse quelle proprie detenute. Per ciascuna azione di Mediobanca portata in adesione all’offerta, Mps offrirà un corrispettivo unitario pari a 2,3 azioni ordinarie dell’offerente di nuova emissione. Pertanto, per ogni 10 azioni Mediobanca portate in adesione saranno corrisposte 23 azioni ordinarie dell’offerente di nuova emissione. 

Sulla base del prezzo ufficiale, rilevato alla chiusura del 23 gennaio, pari a 6,9531 euro, il corrispettivo esprime una valorizzazione pari a 15,992 euro per ciascuna azione Mediobanca e, pertanto, incorpora un premio pari al 5,03% rispetto al prezzo ufficiale delle azioni Mediobanca rilevato alla chiusura di Borsa del 23 gennaio (15,227).  

L’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, ha spiegato che “con questa operazione vogliamo segnare un nuovo approccio nel percorso di consolidamento del settore bancario che in maniera innovativa crea valore da subito sia per gli azionisti di Mps che di Mediobanca, e ritengo anche per l’intero sistema Paese”.  

L’offerta è condizionata al consenso del 66,67% del capitale di Mediobanca e, se dovesse andare a buon fine, l’istituto bancario di Piazzetta Cuccia dirà addio alla Borsa. L’obiettivo di Mps è il delisting di Mediobanca per “favorire” integrazione, sinergia e crescita delle due banche. 

L’attenzione è quindi tutta sui soci di Mediobanca, che a tratti si intrecciano con gli stessi di Mps. A guidare la brigata di azionisti di piazzetta Cuccia è Delfin, la holding lussemburghese degli eredi Del Vecchio, che detiene il 19,81% del capitale della banca fondata da Enrico Cuccia.  

A seguire c’è Francesco Gaetano Caltagirone che possiede il 7,76%, Blackrock al 4,23% e Banca Mediolanum al 3,49%.   

Gli azionisti di minoranza sono legati nel patto di consultazione, guidato da Mediolanum, che tiene insieme l’11,4% del capitale e che è stato aggiornato a ottobre ed è valido fino al 2027. Tra loro la famiglia Monge (all’1,1%), gruppo Gavio (allo 0,82%) e gruppo Ferrero (allo 0,69%). 

Questa operazione, per Mps, “presenta benefici chiari e tangibili per tutti gli stakeholder”. Per gli azionisti, si legge nei documenti, si prevede una elevata creazione di valore grazie a una maggiore redditività, con un buono uscita fino al 100% dell’utile netto, mantenendo al contempo una forte solidità patrimoniale.  

I clienti avranno accesso “a una nuova proposta di eccellenza, con un’offerta più ampia e attraente di prodotti, soluzioni su misura e servizi per famiglie e imprese”, mentre i dipendenti avranno “opportunità di crescita professionale” in un’operazione che prevede “limitati impatti occupazionali”.  

Lovaglio, parlando in conference call, ha poi voluto chiarire “fin da ora” che l’eventuale buon esito dell’operazione non comporterà l’addio a nessun marchio, dato che entrambe le banche che sono nomi storici della finanza italiana.  

“Continueremo a nutrire i marchi Mps e Mediobanca, mantenendo le loro competenze e posizionamento unici, due marchi forti che lavoreranno assieme. Questo ci permetterà di sfruttare appieno tutto il loro potenziale, ha concluso il manager”.