CARACAS - Il regime di Nicolás Maduro ha aperto un processo per il gendarme argentino Nahuel Agustín Gallo, accusato di terrorismo e di aver cercato di entrare in Venezuela in maniera irregolare.  

Il procuratore generale del Stato, Tarek William Saab, ha confermato la detenzione di Gallo a Caracas, dichiarando che l’arresto è avvenuto “rispettando i termini procedurali previsti dal codice penale venezuelano” e che l’uomo si trova in “perfette condizioni di salute”. Nonostante ciò, la vicenda ha suscitato preoccupazione tra i familiari del gendarme e nel governo argentino, che chiede la sua immediata liberazione. 

Secondo quanto riferito dalle autorità venezuelane, Gallo sarebbe stato arrestato in relazione alla presunta attività di un gruppo legato alla “ultradestra internazionale”, accusato di cercare di destabilizzare il governo di Maduro dall’interno.  

Il governo di Caracas sostiene che l’arresto sia parte di un’operazione contro i “piani sovversivi” che mirerebbero a danneggiare lo Stato venezuelano, alimentando così le tensioni tra Venezuela e Argentina. 

In risposta, la famiglia di Gallo ha denunciato la mancanza di informazioni ufficiali e ha chiesto prove di vita e il rilascio immediato del gendarme. La moglie di Gallo, María Gómez, ha sottolineato che il marito si trovava in Venezuela per visitare lei e il loro figlio e che aveva ottenuto il permesso di ingresso da turista, come confermato dalla documentazione ufficiale presentata. 

L’arresto di Gallo è avvenuto l’8 dicembre, quando il giovane, che aveva informato le autorità venezuelane del suo viaggio, ha perso ogni contatto con i suoi familiari.  

Da allora, i suoi cari hanno cercato disperatamente di ottenere notizie, denunciando il fatto che le autorità venezuelane non avevano fornito alcuna spiegazione chiara sul suo stato di salute, né sul luogo della sua detenzione. 

Il caso ha preso rilevanza internazionale, con il governo argentino che ha fatto pressione su quello venezuelano affinché Gallo venga rilasciato, sottolineando che se fossero emerse irregolarità nei documenti, le autorità locali avrebbero dovuto respingere la sua richiesta di ingresso, invece di arrestarlo.  

Inoltre, è stato confermato che Gallo avrebbe viaggiato per motivi strettamente privati e la sua permanenza era stata garantita dalla moglie, che avrebbe coperto tutte le spese. 

La detenzione di Nahuel Gallo si inserisce in un contesto diplomatico teso, con la famiglia che, alla vigilia delle festività natalizie, ha chiesto l'intervento delle autorità argentine e internazionali per garantire il suo rilascio, scrivendo una lettera anche a Papa Francesco. 

A complicare ulteriormente la situazione, è stato il tentativo di mediazione dell’ex ambasciatore argentino a Caracas, Oscar Alberto Laborde, considerato dall’attuale governo argentino come una agente del regime cubano, che ha agito senza autorizzazione ufficiale contattando la famiglia di Gallo.  

L’intervento è stato denunciato dalla diplomazia argentina come un tentativo intelligence, sostenendo che il comportamento di Laborde mira a giustificare le azioni del regime venezuelano e a screditare il governo argentino, il che – secondo la denuncia – costituisce una grave violazione dei principi di lealtà e fedeltà verso la Nazione.