Nanni Moretti ha 70 anni. Nel corso dei decenni lo abbiamo visto passare dall’enfant prodige, che con i suoi filmini iniziava a raccontare la società italiana che cambiava, al maestro conosciuto nel mondo che è oggi, con le sue opere sempre più profonde e introspettive. “Il suo obiettivo ha visto passare la stagione dell’insofferenza giovanile, quella dell’impegno politico, dell’indignazione morale, mischiate alla malattia, al disincanto e al dolore - ha ricordato il critico Giorgio Gosetti -. E ogni volta ha scelto un’angolazione originale, una ricerca ideale, un senso globale del lavoro dell’artista che oggi possiamo finalmente apprezzare”.

Moretti è nato a Brunico (Bolzano) durante una vacanza dei genitori in montagna. La sua è una famiglia di docenti. Leggenda vuole che il giovane Nanni venda la sua collezione di francobolli in cambio di una cinepresa Super 8. Con questa gira le sue prime prove che presenta alle Giornate del Cinema, la contro-mostra di Venezia nel 1974. Con lo stesso formato realizza nel 1976 il suo primo lungometraggio, “Io sono un autarchico” che resterà  per mesi in cartellone al Film Studio di Roma. Alla formazione del futuro cineasta contribuiscono le serate passate al Cineclub Roma Sud, l’agonismo nella pallanuoto, la scoperta della politica. Con “Io sono un autarchico” nasce il suo alter-ego da lui stesso interpretato: quel Michele Apicella a cui Moretti affiderà i suoi “eroici furori” e la sua graffiante ironia ben quattro volte fino a “Bianca” del 1984.

Nel 1978 approda nel circuito ufficiale con “Ecce Bombo” arrivando in concorso al Festival di Cannes, guadagnando due miliardi di lire, dieci volte il suo costo. Cominciano in quell’occasione le invettive del Moretti-critico contro il cinema di consumo; la prima vittima è Alberto Sordi (“Rossi e neri tutti uguali? Te lo meriti, Alberto Sordi!”), seguirà Lina Wertmüller, fino al mondo Netflix sbeffeggiato ne “Il sol dell’avvenire”. La strada di Cannes sarà sempre per Moretti la via maestra, con le eccezioni del terzo film, “Sogni d’oro” che debutta alla Mostra di Venezia nel 1981 guadagnando il Leone d’argento, de “La messa è finita” (Orso d’argento a Berlino) e di “Palombella rossa” (di nuovo a Venezia, ma fuori concorso). 

Da “Caro diario” (1993) in poi sarà invece sempre sulla Croisette per un totale di nove partecipazioni benedette dalla famosa “eccezione Moretti” che gli consente, caso raro per il festival francese, di far uscire i suoi film anche mesi prima della première in Costa Azzurra. Francia e Italia sono certamente le due nazioni che l’hanno adottato, specie dopo la Palma d’oro de “La stanza del  figlio” nel 2001. Ma da Toronto a New York, da Locarno a Londra, i grandi festival del mondo ne hanno festeggiato la grandezza e l’unicità. 
Instancabile e militante, dagli anni ‘90 in poi si è spesso distinto con lavori documentari di grande impatto (due per tutti “La cosa” e “Aprile”), ha suscitato polemiche per le sue prese di posizione (sullo schermo con “Il caimano”, nelle piazze con i “girotondi”) contro il berlusconismo e l’avvento delle destre al potere (“La sera del 28 marzo del 1994, quando vinse la destra, per la prima volta in vita mia mi feci una canna”). Nel 1987 fonda con l’amico Angelo Barbagallo la Sacher Film con cui produrrà gli esordi di Carlo Mazzacurati e Daniele Luchetti. Nel ‘90 aprirà la sala d’essai Nuovo Sacher a due passi da Trastevere, il cinema destinato a ospitare il meglio della produzione indipendente. 

Sarà attore premiato ne “Il portaborse” di Luchetti, “Caos calmo” di Antonello Grimaldi e “Il colibrì” di Francesca Archibugi. “Tra i film della maturità che lo collocano di diritto nell’olimpo del cinema italiano - ha scritto ancora Gosetti - l’emozionante ‘Caro diario’, l’intenso ‘Habemus Papam’ con Michel Piccoli, il dolcissimo ‘Mia madre’ con Margherita Buy vincitrice del David di Donatello”. 

Nanni Moretti, unico e irripetibile, ieri come oggi, tra le altre cose ha prodotto una gran quantità di frasi ed espressioni entrate nel linguaggio e nella cultura italiana, soprattutto nel racconto della società e della politica. È possibile che molti, specialmente i più giovani, ne sentano o ne usino alcune senza sapere che vengono dai suoi film. Eccone alcune tratte da suoi film di grande successo.
“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente”.

“Giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose”. (Ecce bombo, 1978)

“Parlo mai di astrofisica io? Parlo mai di biologia io? Io non parlo di cose che non conosco”. (Sogni d’oro, 1981) 

“Continuiamo così, facciamoci del male”. (Bianca, 1984)

“La mia vita è bella perché sono stato molto amato. Io sono un uomo fortunato”.(La messa è finita, 1985)

“Le merendine di quand’ero bambino non torneranno più”. (Palombella rossa, 1989)

“Voi gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne”

“Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone”. (Caro diario, 1993).