MELBOURNE – Al St Joseph’s College di Ferntree Gully l’italiano si studia con un’attenzione particolare alla pratica e alle esperienze, piuttosto che alle regole grammaticali che, per i circa mille studenti, rappresenta uno stimolo, poiché capiscono che la lingua può essere utilizzata in contesti concreti.
“Pensiamo sempre cosa potrebbe aiutare i ragazzi e quali sono le attività che li potrebbero interessare”, ha spiegato Natalie Cardaci, insegnante di italiano all’istituto da circa tre anni.
Cardaci, italo-australiana di seconda generazione, ha coltivato l’amore per la lingua in famiglia, con i nonni in particolare, migrati in Australia negli anni ’60, anche se poi sono stati gli anni di studio e il periodo trascorso presso il campus della Monash University, a Prato, ad aver suggellato quella relazione profonda con l’italiano.
“La Toscana è il mio posto del cuore”, ha assicurato l’insegnante, che ha quest’anno accompagnato un gruppo di 13 studenti in viaggio-studio in Italia, nella speranza che anche per loro toccare l’esperienza della vita italiana si trasformi in un interesse da nutrire nel tempo.
Al St Joseph’s College, Natalie Cardaci insegna agli studenti junior seguendo il programma VCAA, quello del Victoria, e a quelli senior che, seguendo il Vocational Education and Training (VET), hanno un approccio più pratico per l’apprendimento della lingua.
“È molto difficile insegnare tutta la grammatica - ha evidenziato -. Ricorriamo frequentemente [al metodo di] sentence builders di Gianfranco Conti, ma spesso non è sufficiente e servirebbe un po’ di studio, almeno per gettare le fondamenta su cui costruire la lingua”.
L’obiettivo rimane, però, quello di coinvolgere gli studenti, creando quante più opportunità possibile per dare un motivo per usare la lingua in situazioni reali. Per questo Cardaci e il gruppo di insegnanti di italiano organizzano dei corsi che, se da un lato forniscono nuove conoscenze utili anche nel mondo lavorativo ai ragazzi, dall’altro, li mettono davanti a situazioni utili per praticare l’italiano.
“Abbiamo, ad esempio, organizzato il corso da barista, durante il quale gli allievi, per la preparazione della bevanda, devono seguire le istruzioni in italiano”, ha detto Cardaci.
Gli studenti dell’Anno 10, invece, devono confrontarsi con un’ipotetica prenotazione al ristorante o in un albergo per mettere alla prova la propria capacità di conversazione.
“Al contrario del VCE, dove ci si concentra molto sulla grammatica e sulla cultura, noi diamo più spazio alla pratica”. Ma gli adolescenti si devono prendere anche per la gola, soprattutto quando si ha a che fare con ragazzi adolescenti. Per questo, durante la Settimana della lingua, gli alunni dell’Anno 8, dopo aver dedicato un’unità di studio alla pizza e ai suoi ingredienti, per approfondire gli articoli determinativi, hanno potuto mangiare una fetta di pizza gratuitamente nel caso la riuscissero a ordinare in italiano. “Anche le piccole cose tengono alto l’entusiasmo”, ha spiegato Natalie Cardaci.
La scuola, in parallelo con le attività da svolgere in classe, ha voluto mandare un segnale forte a tutti i ragazzi rispetto all’importanza dello studio di una seconda lingua, rendendola una materia obbligatoria anche all’Anno 9, come la matematica o l’inglese. Un messaggio importante rispetto a un tema che troppo spesso è considerato di minore importanza, soprattutto alla luce del fatto che studiare una seconda lingua porta numerosi benefici.
“Ti apre la mente, favorisce la comprensione di diverse culture, l’empatia e la curiosità. Chiedersi il perché delle cose: a questo serve lo studio di una lingua straniera”, ha fatto notare Cardaci.