PECHINO - Dalla drastica politica del “figlio unico” ai disincentivi alla contraccezione: la Cina si piega alla dura legge della demografia. In una mossa senza precedenti negli ultimi trent’anni, il governo di Pechino si prepara a tassare preservativi e contraccettivi nel tentativo disperato di frenare il crollo della natalità e l’invecchiamento precoce della popolazione.
Secondo quanto riportato dal Guardian, dal 1° gennaio 2026 preservativi e altri mezzi contraccettivi saranno soggetti a un’aliquota Iva del 13%. Si tratta di una svolta storica: questi beni erano infatti esentati sin dall’introduzione dell’imposta sul valore aggiunto nel 1993.
La misura è stata inserita nella nuova Legge sull’Iva approvata nel 2024, un provvedimento nato per modernizzare un sistema fiscale dove l’Iva pesa ormai per quasi il 40% del gettito totale. Tuttavia, la scelta dei beni da colpire rivela una chiara finalità politica: rendere più costoso il controllo delle nascite per favorire indirettamente il concepimento.
Per decenni la Repubblica Popolare ha combattuto quella che riteneva una crescita inesorabile verso la sovrappopolazione. Tra il 1979 e il 2015, la rigidissima “politica del figlio unico” ha imposto sanzioni, sterilizzazioni e aborti forzati, lasciando ferite profonde nel tessuto sociale.
Oggi il problema è l’opposto. Secondo l’Ufficio nazionale di statistica, nel 2024 il Paese ha registrato un saldo naturale negativo di 1,39 milioni di persone rispetto all’anno precedente. La popolazione totale è scesa a 1 miliardo e 408 milioni, segnando il terzo anno consecutivo di calo e sancendo il sorpasso ufficiale dell’India come nazione più popolosa del mondo. Nonostante un lieve sussulto nel tasso di natalità (6,77 nati ogni 1.000 persone nel 2024), l’aumento della mortalità legato all’invecchiamento rende il declino strutturale.
Consapevole che le tasse sui contraccettivi non bastano, il governo ha messo in campo un massiccio piano di incentivi fiscali e sussidi. Quest’anno, Pechino ha stanziato 90 miliardi di yuan (12,7 miliardi di dollari) per il suo primo programma nazionale di sussidi per l'assistenza all'infanzia, offrendo 3.600 yuan all'anno per ogni bambino di età inferiore ai tre anni.
Inoltre, è stata estesa la copertura totale per tutte le spese relative al parto, e sono stati incorporati agevolazioni fiscali per le agenzie che favoriscono incontri e matrimoni, definiti “servizi di accompagnamento”.
Nonostante il passaggio al limite di tre figli per coppia e la riduzione dei costi per la fecondazione assistita (Ivf), l’impatto di queste politiche rimane limitato. Gli analisti sottolineano come l’alto costo della vita, l’instabilità del mercato del lavoro e il mutato stile di vita delle giovani generazioni urbane rendano la scelta di avere figli sempre più difficile, indipendentemente dal costo di un preservativo o da un piccolo bonus governativo.
Pechino si trova così davanti a una sfida esistenziale: trasformare radicalmente la propria economia prima che la “bomba demografica” esploda definitivamente, trasformando il gigante asiatico in un Paese “vecchio prima di diventare ricco”.