“L’estate sta arrivando, e un anno se ne va”, mi perdoneranno i Righeira se non soltanto rubo, ma mi permetto di modificare, l’intro di uno dei loro brani più popolari per rappresentare questa chiusura di anno solare e l’attesa pausa estiva.

Una pausa estiva destinata a far riprendere un po’ di fiato ai cittadini provati da un anno e mezzo di sacrifici economici importanti, con la determinata lotta all’inflazione, combattuta molto più duramente dalle politiche monetarie della Reserve Bank rispetto a una strategia di politica economica e fiscale del governo non ancora ben delineata e puntuale.

Ma non sembra esserci dubbio, l’estate servirà anche ad Anthony Albanese e alla sua squadra per ricompattarsi su alcuni temi che saranno destinati a diventare cruciali nel corso dell’ultimo anno e mezzo prima della prossima campagna elettorale.

E se la lettura degli ultimi sondaggi potrebbe, in qualche modo, fare già pensare a un secondo mandato a rischio, come anticipato in precedenti editoriali su questa testata è ancora troppo presto per parlarne in questi termini, e non è presto soltanto per una questione meramente temporale, ma anche perché siamo in un momento in cui l’incertezza sembra ancora regnare sovrana, a partire dal livello delle dinamiche geopolitiche internazionali, e, come conseguenza diretta e indiretta, delle condizioni dell’economia globale e del Paese.

Certo, è pur vero che, alla fine dei conti, gli elettori quando si tratta di formarsi una idea sul prossimo governo del Paese, si trovano davanti alla realtà immediata e sulla base di quella traggono le relative considerazioni nel momento in cui si recano alle urne. I seggi per la tornata elettorale federale non sono destinati a essere aperti a breve, e chissà se questa sia o meno una fortuna per Albanese e i laburisti, perché se è vero che ad oggi i cittadini potrebbero trovare nel governo in carica il capro espiatorio di una situazione che, in tutta onestà, non è certamente imputabile tutta all’attuale esecutivo, d’altra parte l’opposizione non ha ancora pienamente recuperato credibilità dopo la débâcle elettorale e non ha ancora smaltito le scorie post leadership di Scott Morrison.

Certo, al netto delle valutazioni che avremo modo di sviluppare sicuramente nel corso del prossimo anno, in vista del 2025, salvo improvvise opzioni di voto anticipato, il partito laburista, tornato al governo dopo nove anni di Coalizione, avrà bisogno di strutturare una agenda elettorale che, ovviamente, dovrà far tesoro di quanto fatto fino a quel momento, ma, soprattutto, di delineare agli occhi dei cittadini un vero e proprio quadro di insieme, una visione del Paese.

Una visione omnicomprensiva, che vada ben oltre la necessaria gestione dell’ordinario, e che convinca gli australiani di poter fidarsi e affidarsi ancora una volta, per un secondo mandato consecutivo, a un governo laburista.
Ma torniamo alla stretta attualità di questo inizio d’estate. In vista della pausa il governo si trova di fronte ad alcuni passaggi non privi di ostacoli, tra cui l’implementazione delle nuove politiche migratorie, i fondi destinati all’assistenza e cura degli anziani e quelli per il sistema assicurativo nazionale per la disabilità (NDIS) e la presentazione, prevista per la prossima settimana, dell’aggiornamento economico di metà anno finanziario (MYEFO), “aggiornamento e non mini budget”, come ha continuato a precisare il Tesoriere anche in questi giorni, in occasione dei commenti all’ultima riunione dell’anno del Consiglio di amministrazione della Reserve Bank (altro articolo nella sezione Australia).

Un passo in avanti, su questi temi, è stato effettuato proprio mentre andiamo in stampa, in occasione del Consiglio intergovernativo che ha messo intorno a un tavolo governo federale, Stati e Territori, dopo non poche tensioni anche riguardo al tema dei fondi per l’NDIS.

Il primo ministro Anthony Albanese ha parlato di “incontro del Consiglio intergovernativo di grande successo”, cogliendo anche l’occasione per tracciare un bilancio delle promesse elettorali a cui è stato dato seguito, sottolineando le  “riforme portate avanti nel campo dell’edilizia abitativa, della sanità e delle competenze professionali”.
“E oggi - ha proseguito Albanese - abbiamo trattato quello che, sin dall’inizio dell’anno avevamo detto essere la nostra principale priorità in termini di riforma sanitaria”.

Raggiunto, insomma, il compromesso, a cui, in fondo, puntavano Stati e Territori, che hanno ottenuto un’estensione temporanea dei pagamenti integrativi del GST e un aumento dei finanziamenti per la sanità, un pacchetto da 1,2 miliardi di dollari per misure di rafforzamento del sistema Medicare, con il governo federale che ha invece ottenuto l’obiettivo di una più concreta condivisione dell’onere dei finanziamenti per il sistema NDIS.

Uno schema, quello dell’NDIS, a cui, così come è stato concordato da Stati, Territori e governo federale, i governi statali e dei Territori contribuiranno con un ulteriore quattro per cento per restare in linea con l’attuale crescita effettiva del sistema, limitata all’otto per cento. 

Albanese ha anche confermato l’impegno di tutti i ministri della Salute di rinegoziare un piano di riforma della sanità al fine di fornire servizi migliori, più efficienti e alleviare le pressioni sugli ospedali pubblici, per quella che il primo ministro ha definito “una riforma strutturale a lungo termine”.
Accordo raggiunto quindi, a quanto pare, su tematiche di grande impatto per la vita degli australiani, e i prossimi passi dovranno necessariamente avere lo stesso minimo comune denominatore dell’alleviare la pressione, perché no anche fiscale, soprattutto sulla parte medio-bassa della cittadinanza, con la sfida, l’abbiamo ripetuto più volte, di non andare a intaccare, in aumento, il dato dell’inflazione.