CANBERRA -
Due giorni di incontri serrati, telefoni sequestrati e pranzi veloci a base di panini e sushi: così sindacati, imprese, ministri e alti funzionari si sono ritrovati nella Cabinet Room del Parlamento per affrontare una delle questioni più delicate per il futuro dell’Australia: come rilanciare la produttività e, allo stesso tempo, rimettere in ordine i conti pubblici.
Se la prima giornata era stata dominata dalle ambizioni generali e dalle dichiarazioni di principio, oggi il confronto è entrato nel vivo dei nodi più concreti: deficit strutturali, spesa pubblica crescente e necessità di una riforma fiscale che appare sempre più inevitabile.
Il terreno era stato preparato dal ministro della Sanità e della Disabilità, Mark Butler, che alla vigilia del summit aveva annunciato una misura destinata a incidere profondamente sulla spesa federale: un contenimento della crescita dell’NDIS, il National Disability Insurance Scheme.
Il programma, che costa attualmente 46 miliardi di dollari l’anno ed è diventato una delle voci più imponenti del bilancio federale, dovrebbe crescere nei prossimi anni a un ritmo compreso tra il 5 e il 6% annuo, in linea con Medicare e altri grandi sistemi di welfare. Una riduzione rispetto all’8% registrato finora.
“Troppi bambini con diagnosi di autismo entrano nell’NDIS – ha dichiarato Butler – e questo richiede una revisione profonda dei criteri di accesso”. Il ministro ha parlato di un rischio concreto: senza riforme, il programma potrebbe perdere la sua “licenza sociale”, travolto dai costi e da una percezione di abusi e inefficienze.
Come alternativa, Butler ha presentato Thriving Kids, un nuovo schema che dal luglio 2027 si rivolgerà ai bambini con forme “lievi o moderate” di autismo o con ritardi nello sviluppo. Il progetto avrà un finanziamento iniziale di 2 miliardi di dollari e, nelle intenzioni del governo, garantirà un sostegno più mirato e tempestivo alle famiglie, senza gravare eccessivamente sull’NDIS.
L’annuncio ha però sollevato immediate polemiche. Molti genitori e associazioni temono che il nuovo schema finisca per ridurre le tutele, creando un “sistema di serie B” rispetto all’NDIS. “Il rischio è che le famiglie restino sole di fronte a diagnosi e terapie costose”, ha dichiarato un portavoce di un’associazione per i diritti dei disabili.
Butler ha respinto le critiche, sottolineando che l’obiettivo è esattamente l’opposto: “Oggi le famiglie aspettano mesi e spendono migliaia di dollari solo per ottenere una diagnosi. Vogliamo costruire un programma robusto, accessibile e sostenibile”. Il ministro ha inoltre garantito che i bambini già iscritti all’NDIS non verranno esclusi, ma resteranno soggetti alle revisioni ordinarie previste dal sistema.
Un ulteriore elemento di tensione è arrivato dai rapporti con gli Stati e i Territori. Diversi ministri locali hanno lamentato di essere stati informati delle novità solo all’ultimo momento, dopo il discorso di Butler al National Press Club.
Il governo del Western Australia ha ricordato di aver lavorato “in buona fede con il Commonwealth” sul tema delle disabilità infantili, sottolineando che Thriving Kids dovrà tenere conto delle specificità geografiche e demografiche locali. Dal Queensland, la ministra per i Servizi alla Disabilità Amanda Camm ha sottolineato come non avesse mai sentito parlare del nuovo programma, prima dell’annuncio di Butler, ma si è detta disposta a collaborare.
Dal New South Wales, il tesoriere Daniel Mookhey ha invocato maggiore chiarezza: “È un tema complesso, che riguarda sia i costi sia l’integrazione dell’NDIS con il sistema sanitario. Non possiamo permetterci ambiguità”.
Sul fronte politico, l’opposizione ha adottato un atteggiamento prudente. La Coalizione ha dichiarato di voler collaborare con il governo a una “riforma sensata dell’NDIS”, riconoscendo la necessità di garantirne la sostenibilità nel lungo termine. Ma non sono mancate le accuse a Labor di “promettere troppo e mantenere poco”.