MILANO - La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha rigettato l’istanza di accesso alla giustizia riparativa presentata dalla difesa di Alessandro Impagnatiello, condannato in secondo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, la sua fidanzata al settimo mese di gravidanza.
La decisione, si legge in una nota del presidente della Corte Giuseppe Ondei, è dovuta al fatto che i motivi posti a fondamento della richiesta “sono stati ritenuti irrilevanti ai fini di una valutazione dell’ammissibilità dell’invio dell’imputato al programma riparatorio”.
Alessandro Impagnatiello non avrebbe infatti rielaborato “criticamente” il movente e gli impulsi che lo hanno portato a uccidere, e quindi “non si ravvisa una effettiva utilità” del percorso di giustizia riparativa riguardo a un iter di “responsabilizzazione”.
Così la Corte ha motivato il rigetto dell’istanza presentata dalla difesa. A ciò si aggiunge l’“indisponibilità, per ora irretrattabile”, della famiglia di Giulia a partecipare al “programma riparatorio”.
I giudici, scrive la presidenza della Corte in una nota, dopo aver constatato l’assenza sia del “pericolo per le parti” che del “pericolo per l’accertamento dei fatti” – ossia due dei tre parametri previsti per la valutazione – hanno ritenuto decisivi “i moventi” che hanno portato l’ex barman ad accoltellare la compagna che di lì a poco gli avrebbe dato un figlio.
Secondo la Corte, i motivi e gli impulsi criminali che hanno portato Impagnatiello a commettere l’omicidio sono stati considerati determinanti sia nel processo d’appello, per confermare la condanna, sia ora nella valutazione sull’accesso alla giustizia riparativa.
Se l’imputato avesse dimostrato di aver riflettuto a fondo su quelle motivazioni e di voler intraprendere un percorso di riconciliazione proprio a partire da quella consapevolezza ciò avrebbe potuto giustificare l’utilità di avviare un programma riparativo, ma questo secondo i giudici non è avvenuto.
Questo tipo di percorso, spiega la Corte, ha come obiettivi principali “la presa di responsabilità da parte dell’autore del reato, il riconoscimento della vittima e la ricostruzione dei legami con la comunità”.
Di conseguenza, gli argomenti portati dalla difesa – come la collaborazione di Impagnatiello durante le indagini, la sua ammissione immediata di colpa e il pentimento espresso fin dall’inizio del processo – non sono stati ritenuti sufficienti per ammetterlo al programma.