WASHINGTON – Nel corso di un breve intervento al dipartimento della Giustizia, Robert Mueller, il procuratore speciale responsabile delle indagini sul Russiagate, ha dichiarato: “Se fossimo stati certi dell’innocenza del presidente, lo avremmo detto chiaramente”. Con questo comunicato, Mueller ha voluto chiarire i dubbi che erano sorti sulle conclusioni della sua indagine.
Mueller ha ribadito che l’inchiesta non si sarebbe potuta concludere con la richiesta di incriminare il presidente: una richiesta di questo tipo costituirebbe una violazione del principio che stabilisce la separazione dei poteri. Il procuratore Mueller poteva solo indagare sui fatti e decidere se scagionare o meno il presidente. In base alle prove raccolte, il team di Mueller ha deciso di non scagionare Trump. Il procuratore speciale ha poi spiegato che le regole del dipartimento di Giustizia escludono la possibilità di incriminare un presidente per un reato federale. “Questo sarebbe incostituzionale”, ha aggiunto Mueller.
Mueller ha poi confermato che ci sono stati sforzi multipli e sistematici per interferire nelle elezioni presidenziali del 2016. “Ufficiali dell’intelligence russa hanno lanciato un attacco coordinato contro il nostro sistema politico nel tentativo di interferire con le nostre elezioni e danneggiare un candidato presidenziale”, ha dichiarato Mueller.
“L’intelligence russa – ha continuato il procuratore – si è avvalsa di sofisticate tecniche informatiche per violare i computer e le reti usate dalla campagna di Hilary Clinton. Gli autori dell’attacco hanno sottratto informazioni private, che hanno poi diffuso online servendosi di falsi utenti e grazie alla complicità di Wikileaks. La diffusione di queste informazioni ha interferito con le nostre elezioni e ha danneggiato una persona candidata alla presidenza”.
Il procuratore ha aggiunto che non testimonierà davanti al Congresso, perché tutto quello che aveva da dire sull’esito dell’inchiesta è contenuto nel suo rapporto. Mueller ha poi ribadito che l’indagine è chiusa e ha annunciato di volersi ritirare a vita privata.
Immediata quanto sbrigativa la risposta del presidente Trump che in un messaggio su Twitter ha dichiarato: “Niente di nuovo sul rapporto Mueller. Le prove sono inconclusive e quindi, nel nostro Paese, l’indagato è innocente. Il caso è chiuso! Grazie”.
Più articolata ma dello stesso tenore la reazione ufficiale della Casa Bianca. “Il rapporto è stato chiaro: non c’è stata collusione, non c’è stata cospirazione”, ha dichiarato Sarah Sanders, portavoce della Casa Bianca. “Il procuratore speciale ha completato l’indagine, chiuso il suo ufficio e chiuso il caso. Mueller è stato esplicito: non ha nulla da aggiungere a quanto già detto nel rapporto e, per questo, non ha in programma di testimoniare davanti al Congresso. Il procuratore ha anche dichiarato che l’attorney general Barr ha agito in buona fede nella gestione del rapporto. Dopo due anni, il procuratore speciale va avanti con la sua vita e tutti gli altri dovrebbero fare lo stesso”.
Ma per Cory Booker, Elizabeth Warren, Kamala Harris, Julián Castro e Seth Moulton, candidati alla nomination democratica per le elezioni 2020, “tocca al Congresso agire: bisogna avviare l’iter per l’impeachment”.