MELBOURNE - Il 5G doveva rappresentare una svolta epocale, capace di sostituire rapidamente la banda larga fissa. Ma la realtà, secondo una ricerca condotta su oltre 2mila australiani, è molto meno spettacolare: la maggior parte degli utenti non ha scelto attivamente di passare al 5G, ma vi è arrivata attraverso aggiornamenti automatici dei propri dispositivi.

Di fatto, si tratta di una “rivoluzione silenziosa”, come la definisce James Meese, docente associato al Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) e autore principale dello studio.

“Quello che stiamo osservando è un 5G di default, non un 5G cercato - ha spiegato -. È stato venduto come una rivoluzione tecnologica, ma non vediamo folle ansiose di aggiornare i propri telefoni”.

L’uso quotidiano della rete conferma questa dinamica. La maggior parte degli intervistati utilizza il 5G soprattutto per i social media (57 per cento), seguiti dalle chiamate vocali (53 per cento), dallo streaming video (39 per cento) e dalle videochiamate (34 per cento). Solo una minoranza lo ha scelto per ottenere velocità maggiori: questi utenti hanno in media 43 anni, vivono in città e sono prevalentemente uomini. Chi ha invece atteso il semplice upgrade ha un’età media di 52 anni ed è più spesso donna.

Nonostante l’aumento delle offerte di internet domestico su rete 5G, la sostituzione della NBN resta marginale. “Anche con la crescita delle soluzioni 5G per la casa, i dati suggeriscono che la NBN resterà la spina dorsale della banda larga fissa australiana ancora a lungo”, ha osservato Meese. Per la maggior parte delle famiglie, il 5G rappresenta un’opzione futura, non un motivo per abbandonare la connessione domestica attuale.

Il sondaggio mostra anche che redditi più elevati e livelli di istruzione post-laurea aumentano la probabilità di utilizzo del 5G. Sul fronte dei costi, metà degli utenti segnala bollette simili a prima, mentre uno su quattro riporta spese maggiori.

Lo studio ha valutato anche quanto il 5G venga usato per sostituire la banda larga domestica tramite hotspot. Solo il 6 per cento utilizza regolarmente il tethering (condivisione su altri dispositivi), mentre l’uso occasionale è quasi sempre legato a malfunzionamenti della rete fissa, non a una scelta strutturale.

In definitiva, la tanto annunciata corsa al 5G non c’è stata: il futuro della connessione domestica, almeno per ora, resta saldamente ancorato alla NBN.