BUDAPEST - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, accompagnato dalla moglie Sara, è volato a Budapest per incontrare l’omologo ungherese Viktor Orban, che lo ha accolto a braccia aperte, nonostante sulla testa del leader dello Stato ebraico penda un mandato d’arresto della Corte penale internazionale. I rapporti tra i due Paesi si sono rafforzati dall’inizio della guerra a Gaza, innescata dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. 

Orban, che ha definito l’Ungheria come lo Stato più sicuro in Europa per gli ebrei, è stato il primo leader a estendere un invito a Netanyahu, sfidando il mandato di arresto della Cpi: “Il primo ministro Netanyahu a Budapest, il luogo più sicuro d’Europa. Benvenuto in Ungheria, primo ministro!”, ha scritto leader ungherese. 

Mentre in Europa sono emersi sentimenti anti-israeliani e tensioni per l’eccidio di palestinesi commesso nella Striscia, il Paese dell’Europa orientale ha ospitato anche diverse partite della nazionale di calcio israeliana e delle squadre israeliane.

Il governo di Budapest ha addirittura fatto riferimento agli atti antisemiti nei Paesi occidentali per giustificare la sua dura posizione anti-immigrazione e si è vantato del fatto che in Ungheria le manifestazioni pro-palestinesi sono vietate. 

Pochi minuti prima dell’arrivo di Netanyahu a Budapest, il governo ungherese ha annunciato il ritiro dell’Ungheria dalla Corte penale internazionale, che a novembre ha emesso un mandato di arresto per il premier israeliano. “Il processo di ritiro inizierà giovedì, in linea con gli obblighi legali costituzionali e internazionali dell’Ungheria”, ha affermato il portavoce di Orban, Zoltan Kovacs. 

Orban aveva invitato Netanyahu a Budapest a novembre, un giorno dopo che la Cpi aveva emesso il suo mandato di arresto per accuse di crimini di guerra a Gaza. In quanto membro fondatore della Cpi, l’Ungheria è teoricamente obbligata ad arrestare e consegnare chiunque sia soggetto a un mandato di cattura da parte della Corte, ma Orban ha detto che l’Ungheria non rispetterà la sentenza definendola “sfacciata, cinica e completamente inaccettabile”. 

L’ultima visita di Netanyahu in Ungheria per incontrare Orban risale al 2017, la prima in quasi 30 anni. L’anno successivo, il leader israeliano accolse Orban a Gerusalemme come un “vero amico di Israele”. I due esponenti della destra, che hanno entrambi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump come alleato e ne abbracciano le politiche intransigenti, sembrano avere anche una stretta amicizia personale, tanto che i media ungheresi li hanno descritti come “fratelli spirituali”.  

Orban è anche il leader Ue più vicino al presidente russo Vladimir Putin, un altro leader ricercato in base a un mandato di arresto della Cpi e con cui sono in corso i tentativi di Trump per riallacciare i rapporti. I due leader populisti condividono il desiderio di promuovere un modello di democrazia “illiberale”. 

La loro vicinanza, ora, eclissa le accuse di antisemitismo rivolte a Orban: quando, nel 2017, il leader di Fidesz attaccò il finanziere ebreo di origine ungherese George Soros e suo figlio Alex, il Congresso ebraico mondiale ne denunciò i toni antisemiti. È stato anche criticato per aver elogiato come “statista eccezionale” Miklos Horthy, un autocrate che governò l’Ungheria dal 1920 al 1944, autore di leggi antiebraiche e che supervisionò la deportazione di diverse centinaia di migliaia di ebrei ungheresi nei campi di sterminio nazisti. 

Respingendo le critiche, Orban ha promesso “tolleranza zero” per l’antisemitismo in Ungheria, dove la comunità ebraica è relativamente numerosa e conta circa 100mila membri.

La visita di Netanyahu offre un’opportunità per rafforzare i legami, ma anche per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi che molti ungheresi affrontano nella vita quotidiana, come l’inflazione alle stelle e il deterioramento del sistema sanitario.