SYDNEY - Si sono arenati i lavori della Commissione d’inchiesta che fino allo scorso dicembre stava indagando sullo scandalo dei presunti abusi perpetrati dalle forze dell’ordine nel compimento di perquisizioni fisiche sui minori.
La Law Enforcement Conduct Commission nei giorni scorsi ha confermato che non terrà più ulteriori audizioni nell’ambito dell’inchiesta, che avrebbero dovuto avere luogo verso la fine di gennaio e gli inizi di febbraio e che avrebbero dovuto affrontare il tema dell’impatto psicologico delle perquisizioni fisiche, in cui i perquisiti sono costretti a rimuovere i loro vestiti. Una portavoce della LECC ha precisato che sarà comunque prodotto un rapporto finale sui lavori “in una data ancora da stabilirsi”.
La decisione di non condurre più audizioni è giunta dopo che il governo del NSW ha annunciato di non avere rinnovato il mandato del presidente della Commissione Michael Adams, senza fornire ufficialmente spiegazioni. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano The Australian, il mancato rinnovo  sarebbe stato deciso a seguito di un fortissimo scontro tra Adams e un altro dei commissari, Patrick Saidi, che avrebbe presentato un reclamo ufficiale contro il presidente per il suo “comportamento autocratico”.
Il risultato è stato, in rapida successione, il mancato rinnovo dell’incarico di Adams e, poco dopo, il licenziamento dello stesso Saidi.
L’opposizione statale ha subito  accusato l’esecutivo Berejiklian di avere fatto in modo di bloccare l’inchiesta. 
“Lo stop è interamente colpa del governo. Si può solo concludere che hanno voluto fermare i lavori della Commissione perché ha creato loro parecchio imbarazzo, e questa è la loro cinica risposta”, ha dichiarato il ministro ombra della Giustizia, Paul Lynch.