Adottare una dieta con un rapporto più alto di proteine vegetali, ad esempio quelle di noci e legumi, rispetto a quelle animali può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari (CVD) e coronaropatie (CHD): lo rivela uno studio. I ricercatori attribuiscono la riduzione del rischio alla sostituzione della carne rossa e lavorata con proteine vegetali. Lo studio ha rilevato che una combinazione di maggiore consumo di proteine vegetali e un’assunzione totale di proteine più elevata offre i maggiori benefici per la salute del cuore. Il rapporto ideale tra proteine vegetali e animali non era chiaro fino ad ora. Questo studio, durato ben 30 anni su quasi 203.000 partecipanti, è il primo a indagare come tale rapporto influisca sulla salute, in particolare quella cardiovascolare. Gli esperti hanno registrato tutti gli eventi cardiovascolari e coronarici avvenuti nel tempo e hanno calcolato che, a parità di tutti gli altri fattori di rischio, un rapporto più alto tra proteine vegetali e animali si associa a un rischio inferiore di malattie cardiovascolari e coronaropatie: in particolare rispetto ai partecipanti che consumavano il rapporto più basso di proteine vegetali rispetto a quelle animali (1:4.2), coloro che consumavano il rapporto più alto (1:1.3) presentavano un rischio inferiore del 19% per le CVD e del 27% per le CHD. La riduzione del rischio era ancora maggiore tra i partecipanti che consumavano più proteine in generale. Coloro che ottenevano il 21% dell’energia giornaliera dalle proteine con un rapporto più alto tra proteine vegetali e animali avevano un rischio inferiore del 28% per le CVD e del 36% per le CHD, rispetto a quelli che consumavano meno proteine (ovvero un consumo pari al 16% dell’energia giornaliera).
Le donne che partoriscono dopo i 40 anni più a rischio d’infarto
Le donne che partoriscono dopo i 40 anni d’età hanno il 70% di probabilità in più di morire a causa di malattie cardiovascolari, come infarto o ictus, rispetto alle donne che hanno dato alla luce un figlio in età più giovane. Almeno questo è quanto emerso da uno studio. Lo studio è stato condotto su 72.221 donne e ha dimostrato che le conseguenze di ritardare la maternità potrebbero durare per anni. Le donne sono state monitorate per 12 anni. I ricercatori hanno così confrontato la salute del 5% delle donne che aveva partorito dopo i 40 anni d’età con le donne che invece lo hanno fatto quando erano più giovani. Dai risultati è emerso che le mamme che hanno partorito dopo i 40 anni avevano il 70% di probabilità di morire a causa di una malattia cardiovascolare. Non solo. Queste donne hanno anche il doppio delle probabilità di avere un ictus emorragico e un quinto di probabilità in più di subire un attacco cardiaco. Il rischio di un ictus ischemico, un tipo di ictus causato da un coagulo di sangue, è risultato più alto del 60%. Sapevamo già che le donne anziane hanno più probabilità rispetto alle donne più giovani di avere problemi di salute durante la gravidanza. Ora sappiamo che le conseguenze di una gravidanza tardiva possono durare anni dopo. I ricercatori sono convinti che la maggior parte del rischio dipende dal fatto che le donne più anziane hanno maggiori probabilità di avere la pressione alta, il diabete o il colesterolo alto durante la gravidanza. E questo aumenterebbe i rischi. Le donne con una gravidanza tardiva devono essere consapevoli dei rischi e adottare misure per migliorare la loro salute cardiovascolare.
Donne con emicrania più a rischio d’infarto e ictus
Le donne che soffrono di emicrania hanno un rischio leggermente più alto di sviluppare malattie cardiovascolari in età avanzata. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori che hanno analizzato i dati di oltre 115.500 donne d’età compresa tra i 25 e i 42 anni senza malattie cardiovascolari. Di queste, 17.531 (poco più del 15% hanno ricevuto una diagnosi di emicrania. Sono stati osservati eventi cardiovascolari in 1.329 donne, 223 delle quali morte. L’analisi suggerisce che l’emicrania dovrebbe essere considerata un importante indicatore di rischio per le malattie cardiovascolari, in particolare nelle donne. Il rischio di sviluppare eventi cardiovascolari è risultato essere superiore del 50% nelle donne con una diagnosi d’emicrania. Rispetto alle donne non affetti dalla condizione, il rischio di sviluppare un infarto era maggiore del 39% per le donne con emicrania, il rischio di avere un ictus era del 62% superiore e quello di sviluppare angina del 73% superiore.
Terapia con testosterone riduce il rischio d’infarto
La terapia a base di testosterone aiuta gli uomini anziani con bassi livelli dell’ormone e con una malattia coronarica preesistente a ridurre il rischio di subire eventi cardiovascolari avversi, tra cui ictus e infarto. A dimostrarlo è stato uno studio che ha coinvolto 755 uomini con un’età compresa tra i 58 e i 78 anni, affetti tutti da una grave malattia coronarica. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi diversi, ognuno dei quali ha ricevuto varie dosi di testosterone tramite iniezioni o gel. Dopo un anno, 64 pazienti che non stavano assumendo supplementi di testosterone hanno subito eventi cardiovascolari avversi gravi contro 12 pazienti che hanno assunto dosi medie dell’ormone e nove che hanno ricevuto dosi elevate. Dopo tre anni, 125 pazienti che non hanno seguito la terapia a base di testosterone hanno subito eventi cardiovascolari avversi contro solo 38 che hanno assunto dosi medie dell’ormone e 22 che hanno ricevuto dosi elevate. In pratica, i risultati hanno dimostrato che i pazienti che hanno seguito il trattamento con testosterone se la sono cavati meglio. I pazienti che non hanno ricevuto la terapia, invece, sono risultati per l’80% più a rischio di subire un evento cardiovascolare avverso. Secondo i ricercatori, i risultati di questo studio suggeriscono di approfondire con ulteriori ricerche mirate i vantaggi del trattamento con testosterone.
Viagra riduce il rischio d’infarto e l’insufficienza cardiaca
I pazienti che assumono Viagra hanno meno probabilità di subire un attacco di cuore o di morire per insufficienza cardiaca, rispetto agli uomini che non assumo il farmaco contro l’impotenza. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio. I risultati indicano che il Viagra potrebbe essere usato per trattare i pazienti con insufficienza cardiaca e anche per prevenire gli attacchi cardiaci fatali. I ricercatori hanno studiato 6.000 pazienti diabetici che hanno preso il Viagra per la disfunzione erettile. Il farmaco rilassa le cellule muscolari nei vasi sanguigni che irrorano il pene, permettendo al sangue di fluire anche in quell’area. Questo aumento del flusso sanguigno incrementa le probabilità di ottenere un’erezione. I ricercatori ritengono che un ingrediente chiave del Viagra, il PDE5i, che rilassa i vasi sanguigni, previene anche i danni alle cellule del cuore.