CONCEPCIÓN DEL URUGUAY (ENTRE RIOS) – La grinta è sicuramente un tratto comune tra le donne italo-argentine, in particolare tra quelle che portano avanti le attività delle associazioni. 

Liliana Carmen Poggio è la presidente della Società italiana di soccorso mutuo La Benevolenza di Concepción dell'Uruguay, una delle associazioni italiane più antiche dell’Argentina. 

È la prima presidente donna di un’istituzione italiana con base nazionale e non regionale. A differenza delle associazioni regionali, tradizionalmente più aperte all’inclusione delle donne nella loro dirigenza, molte mutuali, circoli e società di soccorso muto – di carattere più istituzionale – mantengono ancora una certa chiusura verso la partecipazione femminile. 

“La Benevolenza è un’istituzione marcata dalla presenza maschile – spiega Liliana –. Non dimentico che la nostra Società esiste grazie ai fondatori, che hanno proposto idee e hanno lottato per i propri ideali, e allo sforzo dei presidenti anteriori che sono riusciti a mantenere nel tempo queste istituzioni”. 

Grandi uomini del passato hanno fatto la storia della Benevolenza di Concepciòn dell'Uruguay, la cui fondazione rimonta agli inizi della Repubblica Argentina, nata dalle influenze politiche di Garibaldi (che è stato il primo presidente onorario) e Mazzini. 

“Ho rotto con la tradizione perché i precedenti presidenti erano sempre stati uomini del Sud. Io invece sono una donna del Nord” scerza Liliana, che ha origini lombarde. Il suo bisnonno è stato il socio fondatore numero 28 della Società.  

Gli uomini della sua famiglia non hanno seguirono il mandato dell’avo, nessuno dei suoi fratelli si è mai interessato all’associazionismo, nonostante mantenessero un forte legame affettivo con l’Italia. Liliana ha iniziato a imparare italiano prendendo lezioni da una vicina di casa, diventando poi lei stessa docente della lingua. 

Ha introdurla nella dirigenza dell’associazione è stato il suo predecessore Alfredo Bruno Nichele. “Lavoravo per la Società nella raccolta fondi, ma non vedevo molta iniziativa, non si utilizzavano i soldi nel modo che mi sarebbe piaciuto e quindi ho iniziato a interessarmi anche ad altri settori. Nichele, vedendo la mia predisposizione, mi ha scelto come segretaria della società”.  

Nonostante la buona volontà di Nichele la strada era lontano dall’essere spianata per l’arrivo di una donna alla dirigenza. La partecipazione femminile si limitava al lavoro di segretaria o alla contabilità. Le donne potevano far parte della commissione direttiva, ma in modo molto passivo e non erano mai state proposte per la presidenza. 

 “Alla prima riunione a cui ho assistito, quando ho alzato la mano, uno dei membri del direttivo mi ha detto che le donne non potevano partecipare – ricorda Liliana –. Lì per lì ho pensato di rinunciare. Soprattutto perché non volevo far parte di un’organizzazione dove non avrei potuto far niente”.  

Il giorno dopo, però, il presidente in persona si preoccupò di chiamarla e assicurarle che avrebbe potuto organizzare qualsiasi iniziativa che avesse voluto. E Liliana si mise subito all’opera. 

“Allora la sede era in rovina. C’era molto da ricostruire – ricorda –. Fino a poco tempo prima del mio arrivo, la Società riceveva fondi dall’Italia. Quando finì l’aiuto economico da oltreoceano, per molti fu difficile adattarsi alle nuove circostanze, ma io sono entrata con l’idea chiara di fare autogestione”. 

Convocò i suoi alunni di italiano dell’Università Tecnologica Nazionale (UTN), che erano per la maggior parte studenti di ingegneria elettromeccanica, civile e di direzione d’impresa.  

Con l’aiuto della UTN, che diede in prestito le impalcature, la squadra di giovani creata da Liliana fece una grande opera di ristrutturazione. Rimisero in sesto i saloni, che quindi potevano essere affittati per ottenere altri soldi da reinvestire nella rimodernazione della sede. I ragazzi aggiustarono il cortile e costruirono anche uno spazio per grigliate che loro stessi affittavano nel fine settimana per pochi soldi, con cui però si compravano nuovi materiali per mettere a posto il resto. 

“I primi tempi sono stati molto complicati, ma la mia priorità era adeguare i locali per rispettare tutte le ordinanze municipali di abilitazione per gli spazi aperti al pubblico” spiega.

Oggi l’associazione, sotto la direzione di Liliana, è in piena attività e le donne prendono parte alle decisioni organizzative e amministrative. L’anno scorso c’è stato un grande rinnovamento della commissione direttiva e attualmente anche il ruolo di tesoriere è ricoperto da una donna.