SYDNEY - Lucy Neylan dimostra che la passione vera non conosce barriere. Australiana, senza alcuna origine italiana, si è innamorata della nostra lingua già ai tempi del liceo, attratta fin da subito dal fascino della cultura italiana.
“All’epoca – ammette -, la grammatica mi sembrava complessa, ma la letteratura, con autori come Luigi Pirandello e opere come Il fu Mattia Pascal, mi hanno conquistata”.
Dopo il diploma ha proseguito lo studio dell’italiano all’università, scegliendo un percorso incentrato sulla letteratura, ma il momento che ha segnato una svolta nella sua competenza linguistica è arrivato grazie all’anno e mezzo trascorso a Macerata, nelle Marche, che le ha permesso di vivere per la prima volta immersa nella lingua, raggiungendo un livello intermedio e assaporando la quotidianità della vita in Italia.
Terminata la laurea e conseguito il titolo per l’insegnamento, Lucy ha iniziato la carriera a Cairns, nel Queensland, come docente di inglese e di italiano. Da lì, il salto è stato radicale: si è trasferita a Napoli, lasciandosi alle spalle la tranquillità tropicale per tuffarsi in quella che definisce “la capitale del caos”. A Napoli ha vissuto per oltre sette anni, insegnando inglese in scuole pubbliche e private, spesso in contesti difficili e con risorse limitate.
È entrata in classi di periferia, da Pianura a Marano di Napoli, grazie a progetti finanziati dall’Unione Europea che portavano madrelingua nelle scuole. Ha potuto osservare da vicino le sfide dell’istruzione locale: insegnanti motivati ma privi di mezzi adeguati, studenti con un livello d’inglese spesso basso, nonostante anni di studio, e un sistema basato su un modello a “taglia unica” per tutti, poco flessibile nei confronti degli studenti con bisogni diversi.
Parallelamente, ha lavorato all’International School of Naples, un’istituzione privata di prestigio, dove ha potuto sperimentare un contesto internazionale, contratti stabili e metodi didattici diversi.
Il legame con la città è stato fortissimo: si è sentita accolta come “una di loro”, gli amici l’hanno invitata nelle loro case e l’hanno spronata a vivere con italiani per migliorare la lingua. “Mi hanno detto: se vuoi imparare davvero, devi vivere con italiani”, ricorda.
L’esperienza napoletana le ha permesso di raggiungere una padronanza quasi nativa dell’italiano, di comprendere sfumature culturali e di sviluppare una sensibilità particolare nel rapportarsi a studenti provenienti da contesti diversi.
Tornata in Australia, oggi insegna italiano al Loreto Normanhurst, a nord di Sydney, una scuola femminile dove segue soprattutto le classi di Anno 7 e 8. È consapevole delle sfide attuali: le iscrizioni all’italiano sono in calo, e in molte scuole si preferiscono lingue considerate strategiche per il futuro, come il mandarino, lo spagnolo o l’arabo. A Loreto esiste perfino una classe di principianti di italiano con sole tre studentesse, una rarità che altrove difficilmente sarebbe mantenuta.
Il suo metodo unisce strumenti tradizionali e risorse interattive: materiali visivi e tattili, giochi online per consolidare la grammatica, mappe chiare dei tempi verbali e tanta ripetizione per fissare il vocabolario.
Per Lucy è fondamentale allenare tutte le competenze linguistiche: ascolto, lettura, scrittura e parlato e colmare la lacuna più comune, la pratica della lingua. Per questo incoraggia esperienze dirette in Italia, come i programmi di scambio durante il liceo.
L’insegnante ha riassunto la sua filosofia didattica in una frase: “Connessione prima della correzione”, perché creare un rapporto di fiducia con la classe è, per lei, il prerequisito per l’apprendimento. In questo approccio c’è anche la sensibilità maturata lavorando con studentesse neurodivergenti, in particolare con ADHD, un aspetto spesso sottovalutato o non riconosciuto dalle famiglie.
Il percorso di Lucy Neylan dimostra come la padronanza di una lingua non dipenda necessariamente dalle origini, ma da passione, dedizione e capacità di adattarsi a contesti culturali diversi.
Dalle aule di Macerata e Napoli a quelle di Sydney, il filo conduttore resta lo stesso: trasmettere l’italiano con competenza, curiosità e attenzione alle persone che ha davanti.