La Commissione ha difatti ufficialmente fatto causa a Binance, il più grande exchange di criptovalute al mondo, con l’accusa di non essere in regola con le leggi federali americane sui beni finanziari.

Nel documento di 136 pagine depositato dalla Commissione troviamo ben 13 capi d’imputazione, che possiamo riassumere in tre punti principali: Binance gestirebbe una “borsa valori” senza licenza, venderebbe irregolarmente asset digitali che la SEC considera securities (veri e propri contratti di investimento) e infine non proteggerebbe i fondi dei propri clienti. Delle tre, l’accusa più grave è probabilmente quest’ultima, in quanto ricorda in maniera spaventosa l’affaire FTX, l’exchange fallito lo scorso anno e di cui abbiamo parlato ampiamente in passato. 

Secondo la SEC ci sarebbe stata una “commistione” tra i fondi degli utenti con quelli aziendali tramite società terze controllate da Changpeng Zhao, CEO di Binance. Vengono fatti i nomi di due aziende, quali la Sigma Chain, che avrebbe indirettamente ricevuto 200 milioni di dollari da Binance, e la Merit Peak Limited, la quale avrebbe avuto un totale accesso a “miliardi di dollari in fondi dei clienti”.

Gary Gensler, capo della SEC, ha dichiarato: “Zhao e Binance hanno fuorviato gli investitori manipolando attivamente i volumi di scambio, nascosto chi gestiva attivamente la piattaforma e persino dov’erano custoditi i fondi degli investitori”. 

La SEC chiede quindi l’inibizione permanente di Binance e del suo CEO da ulteriori attività, sanzioni pecuniarie e il rimborso dei guadagni illeciti con interessi. Per quanto riguarda il capitolo ‘securities’, nel suo atto d’accusa la SEC arriva a nominarne ufficialmente una dozzina: le due native di Binance (BNB e BUSD) e, in aggiunta, Solana, Cardano, Polygon, Filecoin, Cosmos, The Sandbox, Decentraland, Algorand, Axie Infinity e COTI.

È davvero incredibile come un’agenzia possa di punto in bianco affermare che alcune criptovalute (e non altre!) siano illegali e che quindi non possano essere vendute sul territorio statunitense. Non vi è menzione alcuna a Bitcoin, unica crypto su cui la SEC non ha mai espresso dubbio alcuno, e, per la prima volta, neppure di Ethereum. Dal suo canto Binance non è stata a guardare e ha risposto dicendo che la causa della SEC è “priva di fondamento” e che provvederanno a difendersi con forza in Tribunale. Sono state ovviamente rimandate al mittente le accuse sull’uso improprio dei fondi dei clienti, definendole “teoria del complotto”. 

C’è stupore nell’aria, in quanto l’azienda stava da tempo collaborando in maniera attiva alle indagini della SEC, nel tentativo di raggiungere un accordo. Come dicevamo in apertura, questa è una vera e propria guerra che si combatte a suon di cause giudiziarie. Mentre andiamo in stampa si legge di un altro exchange, Coinbase, attaccato allo stesso modo. 

Le aziende crypto stanno rispondendo in maniera tutt’altro che pacifica, ma in realtà quello che chiedono da tempo immemore è semplicemente un quadro di regolamentazioni chiaro a cui potersi adeguare. 

L’intento principale della SEC dovrebbe sempre essere quello di proteggere gli investitori, ma le ultime azioni intraprese hanno solamente portato a un crollo del mercato crypto, spingendo gli investitori più timorosi a vendere in perdita le proprie monete digitali per paura di ulteriori ritracciamenti. Gli stessi investitori che la SEC dovrebbe proteggere.