Questo il nome proposto da “Money Electric: The Bitcoin Mystery”, documentario trasmesso dalla rete via cavo americana HBO che ha fatto discutere in molti, anche sui giornali tradizionali, ma si sa che i misteri interessano tutti. In primis dobbiamo constatare che, finalmente, Bitcoin è proposto in maniera fedele e vengono ottimamente rappresentate le basi ideologiche che precedono la sua nascita e le caratteristiche tecniche del sistema. L’autore Cullen Hoback approfondisce per bene le teorie del movimento cypherpunk di cui certamente faceva parte Satoshi, raccontando di come questo gruppo di attivisti promuovesse l'uso della crittografia per proteggere la privacy e la libertà di espressione degli individui.
I cypherpunk credevano fortemente che la tecnologia potesse essere un mezzo per resistere alla sorveglianza governativa e alle ingerenze nelle libertà civili e Bitcoin è stato chiaramente la massima espressione di queste idee. Certo, un’opera che tratta solamente questi argomenti sarebbe solo l’ennesima narrazione sull’ascesa di Bitcoin. Ecco perché si è deciso di dare un po’ di pepe al tutto e spargere indizi vari sulla possibile identità di Satoshi per poi arrivare alla rivelazione finale di Peter Todd, informatico canadese il cui prezioso lavoro di miglioramento al sistema della criptovaluta è noto a molti.
Le motivazioni che lo individuano come principale sospettato sono però un po’ labili, la teoria dell'autore è che, nel lontano dicembre 2010, Todd avrebbe sbagliato ad accedere al principale forum di discussione su Bitcoin e continuato un post precedentemente iniziato dallo stesso Nakamoto. In aggiunta, secondo voci di corridoio, il documentario era stato inizialmente sviluppato con l’idea di arrivare alla rivelazione finale di Craig Wright, l’imprenditore australiano che da anni sostiene di essere Satoshi, dovendo poi spostare l’obbiettivo su una figura alternativa a seguito della sentenza del tribunale di Londra in cui si stabilisce ufficialmente che non lo è.
A seguito della messa in onda Peter Todd ha criticato l’opera, affermando di essersi prestato volentieri a quello che sembrava semplicemente un racconto sulla vita di Bitcoin, non una specie di spy story con altri intenti. Nel settore alcuni sono addirittura arrivati ad affermare che ora la sicurezza di Todd è stata messa a repentaglio, poiché in molti crederanno che questi è uno degli uomini più ricchi al mondo, in quanto in possesso delle chiavi di accesso al portafoglio digitale da un milione di monete (al cambio attuale oltre un miliardo di dollari australiani).
Ma quindi chi è Satoshi? Probabilmente non lo sapremo mai, in molti credono che la regina delle criptovalute non può essere stato la creazione di una persona sola, bensì il lavoro di un gruppo nel quale molti dei nomi citati nello nostro scorso articolo, e magari anche Peter Todd, hanno fatto parte. E proprio come la filosofia cypherpunk insegna, gli sviluppatori hanno capito l’importanza della loro idea e hanno ben pensato di far sparire le proprie tracce.
Come la criptovaluta più famosa al mondo non ha un'autorità centrale, così Nakamoto, nel suo anonimato, potrebbe incarnare l'idea di una figura collettiva in cui la saggezza individuale si dissolve nel potere della comunità. Non a caso il celebre monumento a Satoshi Nakamoto a Budupest, voluto dalla comunità crypto locale, ha un volto anonimo dalla superficie lucida in cui chiunque può vedere il proprio volto riflesso. Perfetto simbolo dell'idea che “Satoshi siamo tutti noi”.
Questo articolo contiene opinioni personali dell’autore che non devono costituire la base per prendere decisioni di investimento. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.