Non solo gli Stati Uniti, ma anche Asia ed Europa dimostrano che sono passati i tempi in cui la regina delle criptovalute era vista come mero strumento speculativo e sta sempre più assumendo il ruolo di bene rifugio in forma digitale.
Partiamo per il nostro giro del mondo dal Pakistan, dove il 28 maggio Bilal Bin Saqib, CEO del “Pakistan Crypto Council”, ha annunciato che il governo creerà una propria tesoreria in Bitcoin, ispirandosi direttamente al modello a stelle e strisce. Una svolta radicale rispetto alla precedente linea di netta avversione verso il settore. Il cambiamento segue mesi di preparativi: a febbraio 2025 si è deciso di creare un’unità operativa proprio con l’obiettivo di definire un quadro normativo e attrarre investimenti esteri. Ad aprile Changpeng Zhao, co-fondatore di Binance e figura tra le più rilevanti dell’industria, è stato nominato consulente per le politiche crypto. A maggio poi il governo ha destinato 2.000 megawatt di energia in eccesso al mining di Bitcoin e il ministero delle Finanze ha istituito la nuova “Pakistan Digital Assets Authority” (PDAA), incaricata di supervisionare le piattaforme cripto e rilasciare licenze.
Passiamo al Vietnam, il quale, con oltre 101 milioni di abitanti e un’età media giovane, si colloca al quinto posto mondiale nell’Indice di Adozione delle Criptovalute 2024 di Chainalysis. Lo scorso 14 giugno 2025 l’Assemblea Nazionale del Paese ha approvato una legge che comprende incentivi fiscali, investimenti in intelligenza artificiale e formazione digitale, con l’obiettivo di rendere il Vietnam nuovo centro nevralgico crypto del Sud-Est asiatico. Il quadro normativo prevede in particolare una tassazione più agevole sui guadagni da plusvalenze, redditi da mining, staking e airdrop, in modo da incentivare i piccoli e medi investitori e contribuire a una crescita rapida e strutturata dell’intero settore.
Non possiamo non menzionare gli Stati Uniti, dove il Texas è diventato il terzo Stato, dopo Arizona e New Hampshire, a dotarsi di una riserva Bitcoin, ma il primo a impegnare fondi pubblici e istituire una struttura separata per la gestione.
Il Senate Bill 21, firmato dal governatore Greg Abbott, ha infatti istituito la Texas Strategic Bitcoin Reserve, amministrata dal Comptroller of Public Accounts e supportata da un comitato di esperti. Questi redigeranno un rapporto biennale sull’andamento di criptovalute con capitalizzazione superiore ai 500 miliardi di dollari, valutandone l’inclusione nella riserva.
Dalla Repubblica Ceca è infine arrivata la proposta del governatore della Banca Centrale di investire il 5% delle riserve in bitcoin. Un’idea ancora in fase di studio, ma che segnala un sorprendente cambio di paradigma. Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, si è subito premurata di ribadire che nessuna banca centrale dell’area euro comprerà mai bitcoin.
Se Praga dovesse davvero procedere, la Lagarde non sarà tecnicamente smentita, visto che la Repubblica Ceca è parte dell’UE, ma non inclusa nella zona euro. Ma è solo questione di tempo: Bitcoin, sempre più considerato l’equivalente digitale dell’oro, sta consolidando la sua posizione all’interno della finanza globale e il suo ingresso nelle riserve delle banche centrali dei vari Paesi appare sempre più ineluttabile.
Questo articolo contiene opinioni personali dell’autore che non devono costituire la base per prendere decisioni di investimento. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.