Venerdì sera, a mercati chiusi, il colosso delle criptovalute era infatti uscito allo scoperto depositando un’offerta vincolante in contanti a Exor: 2,66 euro per azione, a fronte di un valore di mercato di 2,19 euro, per acquistare il 65,4% in mano all’azienda della famiglia Agnelli-Elkann.
Un’offerta con una scadenza ben precisa, il 22 dicembre, ma la risposta non si è fatta attendere. Un breve video di John, felpa della Juve addosso, ha immediatamente chiuso la porta: “La Juventus, la nostra storia, i nostri valori non sono in vendita”. Una lettura che per il momento sembra essere stata condivisa anche dal mercato, che alla riapertura delle contrattazioni ha premiato la linea Elkann con un balzo delle azioni di oltre il 17%. Non una mossa tattica per strappare una valutazione migliore, il rifiuto ha proprio il sapore di un no secco senza possibilità di appello, anche perché la cifra proposta da Tether non appare in linea con il valore reale del club.
La Juventus, ai prezzi impliciti dell’offerta, verrebbe valutata poco più di 1,1 miliardi di euro, che salgono a circa 1,4 miliardi considerando l’indebitamento netto, una forchetta che molti osservatori giudicano penalizzante, soprattutto se messa a confronto con operazioni recenti come l’acquisizione del Milan da parte del fondo RedBird e considerando che la Juventus è proprietaria dello stadio, del J-Medical e altri asset immobiliari strategici. Elementi che da soli rafforzano una valutazione prossima ai 2 miliardi. Anche la nota ufficiale diffusa da Exor al termine del Consiglio di Amministrazione straordinario è stata inequivocabile, assumendo i contorni di una presa di distanza netta, in particolare nel riferimento alla sede in El Salvador di Tether. Dettaglio tutt’altro che neutro in un comunicato ufficiale, dove le parole pesano come macigni. Non sorprende neppure che The Economist, settimanale di cui Exor è il principale azionista, abbia recentemente evidenziato come il modello di business di Tether si fondi su “portafogli anonimi e zero controlli”, strumenti “particolarmente apprezzati dalle reti criminali”.
La mossa del CEO di Tether, Paolo Ardoino, ha comunque il sapore di una partita a scacchi, arrivando in un momento delicato per la galassia Exor, con Gedi, il gruppo editoriale che controlla Repubblica e La Stampa, attualmente in vendita.
L’obiettivo di Ardoino sembra chiaro: parlare direttamente ai tifosi e intercettarne il malcontento, non un’impresa impossibile visti gli ultimi anni difficili della Juventus. Anche l’evocazione di un miliardo di euro pronti da investire nella squadra, che ricorda il celebre ‘un milione di posti di lavoro’, ha acceso gli entusiasmi prima ancora di essere messa alla prova dei fatti. Ai tifosi però non basta un “no grazie” pronunciato davanti a una telecamera, da Elkann si aspettano segnali concreti e scelte sportive all’altezza di una storia che non contempla stagioni anonime con qualificazioni in Champions strappate per il rotto della cuffia e un ruolo marginale nel calcio che conta.
Molti tifosi dipingono Elkann come un re Mida al contrario: la Juventus e la Ferrari in Formula 1 sono realtà che sotto la sua gestione faticano a entusiasmare. Il suo approccio algido e manageriale, che tratta la squadra come una qualunque società del gruppo con obiettivi prevalentemente economici, non scalda una tifoseria abituata a identificarsi in figure come il cugino Andrea, artefice dell’ultimo ciclo vincente.
La sensazione è che nei prossimi giorni Tether tornerà alla carica con una nuova offerta, ma se non riuscirà a compiere la scalata, avrà ancora interesse nella Juventus?