Ne abbiamo avuto l’ennesimo esempio con Toncoin, token creato da Telegram con l’idea di rendere l’applicazione di messaggistica un vera e propria piattaforma di pagamenti.

Toncoin rimane una delle criptovalute che ha meglio performato in questo 2024, ma la scorsa settimana ha davvero subito un brutto colpo dovuto all’arresto di Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato di Telegram. Un arresto che è avvenuto nel corso di una serie di eventi che ha i connotati di una spy story che sta interessando il mondo intero e che potrebbe anche arrivare a causare incidenti diplomatici: Durov è stato arrestato la scorsa settimana in un aeroporto a nord di Parigi e liberato su cauzione qualche giorno dopo, una volta scaduti i termini della custodia cautelare, ma col divieto di lasciare il territorio francese.

La situazione è molto intricata, in primis perché parliamo di un cittadino russo, ma dal triplo passaporto, essendo egli anche cittadino francese e degli Emirati Arabi. Gli stessi Emirati, vista la mancata cooperazione da parte delle autorità francesi, hanno denunciato di non essere stati in grado di fornire “i servizi consolari necessari” al proprio cittadino, mentre il ministro degli Esteri russo Lavrov ha affermato che, proprio per la situazione creatasi, “le relazioni tra Mosca e Parigi sono al punto più basso”.

Ciò che fa discutere sono i capi d’accusa del governo francese: frode, riciclaggio di denaro e traffico di droga. Accuse pesantissime, ma non commesse direttamente da Durov, bensì da utenti della sua applicazione di messaggistica. L’indagine si basa sulla presunta mancanza di moderazione dei contenuti da parte di Telegram e sul rifiuto di concedere l’accesso ai messaggi criptati degli utenti per contribuire al monitoraggio di potenziali minacce. Nel frattempo, ci sono nomi importanti che si sono schierati dalla parte di Pavel, come Elon Musk, anch’egli nel mirino delle autorità europee per motivi similari o come Edward Snowden, che vede l’arresto di Durov come l’ennesimo attacco ai diritti fondamentali e alla libertà di parola.

Kim Dotcom, famoso influencer e attivista politico ha affermato, con un esempio dal tono molto esagerato che, se dovessimo ragionare nello stesso modo, poiché ci sono spacciatori a Parigi, Macron andrebbe arrestato come colpevole. In termini assoluti, senza estremizzare alcun concetto, è proprio questa la posizione di Telegram, che ha rilasciato un breve comunicato in cui dice che “sembra assurdo affermare che una piattaforma, o il suo proprietario, siano responsabili per l’utilizzo improprio della piattaforma stessa”. Il fatto è che l’applicazione di Durov si è sempre distinta dalle rivali come Whatsapp per l’estrema attenzione alla privacy dei suoi utenti e difatti, per fare un esempio, dallo scoppio del conflitto Russia-Ucraina il suo utilizzo in quei territori ha avuto un aumento esponenziale.

Grazie ad alcuni gruppi su Telegram i cittadini da una parte e l’altra del fronte riescono ad ottenere notizie di bombardamenti imminenti in netto anticipo rispetto rispetto a qualsiasi canale ufficiale. È innegabile affermare che tali gruppi su Telegram possano essere utili anche per salvare vite, ma è altrettanto vero che possono anche essere visti come illegali e tacciati come “terroristi” da parte della fazione opposta.

Essendo la piattaforma utilizzata da circa un miliardo di utenti in quasi tutti i Paesi del mondo, la scelta di Telegram è sempre stata quella di non prendere posizione alcuna, proprio per evitare di essere schiava delle richieste di censura da parte di questo o quel Paese. Ed è questo il nocciolo della questione: fino a dove si possono estendere i concetti di libertà e di privacy? Domanda alla quale è pressoché impossibile dare una risposta univoca e corretta.

Questo articolo contiene opinioni personali dell’autore che non devono costituire la base per prendere decisioni di investimento. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.