L’anno che ci siamo lasciati alle spalle è da considerarsi come il migliore della storia di Bitcoin, quello della consacrazione definitiva. Su questa affermazione non vi sono dubbi, come avrebbe detto il buon Rino Tommasi: “Puoi essere d’accordo con me, oppure hai torto”.
Diciamo spesso che il valore intrinseco di Bitcoin è indipendente dal prezzo, ma il prezzo è comunque una conseguenza del sentimento che ruota attorno a un qualsiasi asset di investimento e, a tal riguardo, nel corso di questo 2024 abbiamo visto un aumento del 125%, con i massimi di mercato abbattuti molteplici volte e soprattutto con il superamento della fatidica soglia dei 100mila dollari americani.
E sono due gli eventi che hanno decisamente fatto da traino: il lancio dell’ETF su Bitcoin e l’elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti, entrambi rivelatisi fondamentali per il presente e futuro dell’industria.
L’ETF ha definitamente mostrato che le grandi case d’investimento hanno accolto e accettato Bitcoin come asset finanziario a tutto tondo e lo hanno reputato meritevole di rispetto tanto da proporlo ai propri clienti.
Come abbiamo avuto modo di ripetere svariate volte, l’ETF è stato un successo senza precedenti arrivando a raccogliere flussi netti d’investimento di 35 miliardi di dollari americani. Dimostrazione che esisteva una categoria di investitori che non vedeva l’ora di spostare il proprio capitale su Bitcoin, ma che per farlo attendeva che fosse possibile tramite i canali d’investimento tradizionali, senza pensieri sulla custodia e con la rassicurazione che aziende come BlackRock e affini lo reputassero un prodotto affidabile.
In un contesto già favorevole, l’elezione di Trump è stato il propellente definitivo: il miliardario si è ufficialmente dichiarato pro-crypto e ha di fatto rassicurato gli investitori su un futuro più che roseo, soprattutto in contrasto con l’attitudine ostativa nei confronti del settore da parte dell’amministrazione Biden e della Security and Exchange Commission
A tal proposito, da notare che Gary Gensler, il presidente della SEC, ha deciso di dare le dimissioni di sua sponte, anticipando il licenziamento che Trump aveva promesso ai partecipanti della conferenza Bitcoin lo scorso luglio.
Non è però stato tutto superlativo nel 2024: lo scorso maggio è stato lanciato un ETF anche sulla seconda criptovaluta per capitalizzazione, Ethereum, che però non si è rivelato un successo rispetto a quello del suo rivale. In primis, poiché Bitcoin è un prodotto unico che, per quanto ci si possa provare, non può essere riprodotto, ma anche perché forse il mercato non ha ancora compreso le caratteristiche e le potenzialità di Ethereum.
Ora, cosa aspettarci per il 2025?
In molti presagiscono ulteriori massimi di mercato per Bitcoin, gli esperti prospettano un prezzo che potrebbe oscillare tra i 150mila e i 200mila dollari americani. Cifre da capogiro, ma che potrebbero non essere un’esagerazione nel caso in cui Trump dovesse mantenere la promessa di inserire Bitcoin nelle casse di Stato.
Se altri governi in giro per il mondo e magari grosse aziende come Apple, Google o Facebook dovessero fare altrettanto, forse tali numeri non sarebbero irraggiungibili durante questo ciclo, ma al contempo, come ci ha abiuato Bitcoin, potrebbe succedere l’esatto contrario. In tanti, poi, attendono con ansia l’arrivo della cosiddetta altseason, il momento in cui le altre criptovalute sovraperformano Bitcoin, situazione che sembra tardare ad arrivare. Ma forse questo ritardo va ricercato nel fatto che il vento è cambiato e il mondo ha capito che, se c’è già Bitcoin, per quale motivo scommettere su qualcos’altro di più rischioso?
Ricordiamo che la nostra rubrica non vuole dare consigli di investimento, ma semplicemente approfondire e raccontare il mondo delle criptovalute.