Parliamo di essere gli unici custodi delle proprie criptovalute utilizzando un portafoglio digitale privato, un vero pilastro della sicurezza finanziaria e della responsabilità personale. Comprendere questo principio fa davvero la differenza e permette a qualsiasi investitore di dormire sonni tranquilli. In tantissimi fanno ancora affidamento a servizi di terze parti come gli exchange o i portafogli custodiali, questo significa che le monete non sono veramente dell’utente, ma sono un semplice numero su uno schermo, una sorta di pagherò da parte della piattaforma nei confronti del cliente che può ritorcersi contro in un batter d’occhio.
Sebbene molti exchange rispettabili implementino forti misure di sicurezza, essi non sono comunque immuni da grossi rischi. Gli esempi nel corso degli anni sono stati innumerevoli, a partire dall’attacco informatico che Mt Gox, il primo grande exchange della storia, subì nel lontano 2014 e che portò alla perdita di circa 850.000 bitcoin (al cambio odierno oltre 73 miliardi di dollari australiani!), alle più recenti debacle causate dalla cattiva e fraudolenta gestione di FTX e dell’italiana The Rock Trading, di cui abbiamo ampiamente raccontato su queste pagine. Tutti incidenti che hanno evidenziato le vulnerabilità dell’affidare i propri averi crypto ad altri custodi. Nonostante alcuni dei fondi persi o rubati siano successivamente stati recuperati, molti utenti sono finiti sul lastrico e non hanno mai più visto le loro criptovalute.
Vi è poi un ulteriore pericolo verso cui si può andare incontro, ben rappresentato da quanto avvenuto recentemente con Binance nei territori israelo-palestinesi. Su impulso del governo americano (e con ovvie pressioni di Israele), il più grande exchange al mondo ha prima perpetrato una grave violazione della privacy, fornendo alle autorità israeliane tutti i dati personali dei clienti residenti nella Striscia di Gaza e successivamente ha provveduto a congelare indiscriminatamente migliaia di profili di utenti palestinesi, anche di coloro che vivono nei Paesi limitrofi come Siria e Libano.
Da notare che in quelle zone del mondo Binance è da considerarsi un monopolio nel settore crypto e spesso fa le veci del sistema bancario, che non è certamente da considerarsi del livello a cui siamo abituati noi occidentali. Sono stati resi pubblici degli screenshot della notifica che i vari utenti palestinesi hanno ricevuto nell’applicazione: “Caro utente, prendi nota del fatto che tuo profilo è stato congelato perché sotto investigazione da parte delle forze dell’ordine”.
Interpellata a tal proposito Binance si è giustificata dicendo di aver firmato un accordo col Dipartimento di Giustizia statunitense e di non poter fare altrimenti. Una decisione che sembra di natura prettamente politica, visto che qui parliamo di territori che non hanno niente a che vedere con gli Stati Uniti e in alcuni casi neppure col territorio israeliano.
Situazioni estreme queste, ma che confermano che il motto “non le tue chiavi, non le tue monete” è più di un semplice slogan, è un aspetto fondamentale del mondo delle criptovalute che sottolinea l’importanza della custodia autonoma.
Assumendo il controllo delle proprie criptovalute, non solo si migliora la propria sicurezza, ma ci si allinea anche con i valori fondamentali di decentralizzazione e indipendenza finanziaria che Bitcoin da sempre rappresenta. In un contesto in cui la sicurezza dei propri beni è direttamente legata al controllo su di essi, abbracciare la custodia autonoma non è solo una scelta, ma una vera e propria necessità.
Questo articolo contiene opinioni personali dell’autore che non devono costituire la base per prendere decisioni di investimento. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.