Un post nel blog dell’esperto di tecnologia Andy Baio ha recentemente svelato che una copia del whitepaper di Satoshi Nakamoto sembra nascondersi tra i file di sistema in ogni versione moderna dei computer Mac della Apple. Ricordiamo che il whitepaper, pubblicato per la prima volta nel 2008, ha posto letteralmente le basi, ideologiche e tecnologiche, di Bitcoin, mettendo nero su bianco il progetto di una valuta digitale che potesse operare senza controllo centralizzato o istituzioni intermedie.
Andy stava tentando di sistemare la stampante e di scansionare un documento quando si è imbattuto nel file. Non si sa per quale motivo il whitepaper sia stato inserito in tutti i nuovi Mac, Apple è stata contattata per un commento, ma non ha ancora fornito dichiarazioni in merito. Baio ipotizza che si tratti di “un leggero PDF multipagina a scopo di test, mai destinato a essere visto dagli utenti finali”, ma c’è chi invece ipotizza sia stato inserito poiché documento chiave nella storia della crittografia e dell’informatica.
Apple non è nuova a includere testi storici nel proprio software: ad esempio, il macOS Catalina del 2019 conteneva una copia della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. In generale Apple non ha mai ufficialmente espresso una posizione ufficiale sulle criptovalute. Qualche tempo fa a specifica domanda da parte del New York Times, Tim Cook, CEO di Apple, aveva confermato di possedere Bitcoin e altre monete digitali affermando che, al fine di diversificare, è totalmente ragionevole avere una quota del proprio capitale investita in crypto.
Cook aveva anche aggiunto che le criptovalute hanno da sempre catturato la sua attenzione e che Apple sta osservando da vicino il settore anche se al momento non ci sono piani per l’integrazione dei pagamenti crypto in Apple Pay, né di inserire un portafoglio crypto all’interno degli iPhone. Sappiamo tutti che quando uno di questi eventi accadrà, il prezzo potrebbe vedere un’impennata verso l’alto non indifferente. Impennata che abbiamo visto la scorsa settimana con Dogecoin, la celebre moneta col simbolo del cane tanto amata da Elon Musk. Tempo fa l’eccentrico miliardario era stato sfidato su Internet ad acquistare Twitter e a sostituire il logo dell’uccellino blu con quello del cane.
Una sfida accettata e vinta lo scorso 4 Aprile quando aprendo la homepage di Twitter compariva il simbolo di Dogecoin, tra l’altro identico al cane di Musk, il celebre Floki che mesi fa era stato ironicamente proposto come CEO di Twitter (e anche in quel caso ci fu un balzo del prezzo di Dogecoin). Sembra che in realtà il vero intento di Musk fosse tutt’altro che scherzoso ma più meramente provocativo, in quanto il miliardario sta fronteggiando una causa da 258 miliardi di dollari portata avanti da alcuni investitori con l’accusa di aver manipolato il mercato gonfiando ad arte il valore della sua amata criptovaluta.
A seguito della richiesta ai giudici di interrompere il procedimento giudiziario, Elon è andato alla carica cambiando momentaneamente il logo del suo social network. In molti però hanno pensato che con questo atto si sia dato la proverbiale zappa sui piedi confermando indirettamente la tesi dell’accusa. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quindi quello di dare consigli finanziari di alcun tipo, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo più accessibile a tutti.