È notizia della scorsa settimana che House of Doge, il braccio operativo della Dogecoin Foundation, è diventato azionista di maggioranza della Triestina Calcio 1918. Si tratta di uno dei club più simbolici del Paese, soprattutto per chi ha qualche anno sulle spalle e ricorda quando la squadra calcava i campi della Serie A. È la prima volta che un’azienda creatrice di una criptovaluta diviene proprietaria di una squadra europea, superando la logica delle sponsorizzazioni e segnando un punto di svolta nell’intreccio tra finanza digitale e sport tradizionale.

Come abbiamo raccontato qualche mese fa, ci sta provando anche Tether, che ha acquisito il 10% delle azioni della Juventus, ma in questo caso le redini restano saldamente nelle mani della famiglia Elkann. Dogecoin nasce nel 2013 per iniziativa scherzosa degli ingegneri Billy Markus e Jackson Palmer e, nel corso degli anni, grazie a una delle comunità più attive del settore, si è trasformata in un vero asset globale dalla capitalizzazione di mercato di oltre 60 miliardi di dollari australiani.

La sua popolarità è stata ulteriormente amplificata grazie al sostegno da parte di Elon Musk, le cui aziende Tesla e SpaceX hanno iniziato ad accettare pagamenti in Dogecoin. House of Doge è stata creata per estendere l’ecosistema della moneta oltre i confini digitali puntando su partnership, tokenizzazione e progetti socioculturali e la Triestina rappresenta il passo più ambizioso finora compiuto in Europa.

“Il nostro investimento va ben oltre il calcio” ha dichiarato Marco Margiotta, CEO di House of Doge. “Vogliamo collegare la comunità globale di Dogecoin con uno dei club più storici d’Europa e dimostrare che gli asset digitali possono generare valore, cultura e passione nel mondo reale”.

L’amministratore delegato ha anche sottolineato che lo sport è “una delle piattaforme più potenti per accelerare l’adozione di Dogecoin” e che il progetto intende rafforzare i legami con la città di Trieste, creando un ponte tra tifosi locali e sostenitori globali. L’operazione arriva però in un contesto complesso: la Triestina, club dal glorioso passato legato al mito di Nereo Rocco, oggi milita in Serie C ed è reduce da anni di difficoltà finanziarie.

Dopo l’uscita dell’americana LBK Capital, che in un anno e mezzo ha bruciato 25 milioni di euro, la società si è ritrovata con stipendi arretrati, contributi previdenziali non versati e sanzioni sportive. Solo per Inps e Irpef di maggio e giugno si parla di circa 1,5 milioni di euro in scadenza. Non è ancora chiaro se i nuovi proprietari abbiano già coperto queste passività, né come intendano garantire flussi di cassa stabili in futuro. Le stesse Federcalcio e Lega Pro hanno approvato il passaggio di proprietà senza diffondere i risultati delle verifiche, in un contesto in cui le norme antiriciclaggio europee e le linee guida dell’EBA richiedono controlli sempre più rigorosi sui flussi legati alle criptovalute.

Per Trieste, città con un legame identitario fortissimo con la sua squadra, l’arrivo di Doge accende curiosità e speranze, ma è anche considerato una scommessa ad alto rischio. E infatti i tifosi si chiedono: si investirà nello stadio Nereo Rocco e nel settore giovanile? L’operazione avrà ricadute reali sul territorio o sarà solo una vetrina per il marchio Doge? Solo risposte concrete su sostenibilità, trasparenza e progetto sportivo potranno trasformare questo esperimento in un modello pionieristico da replicare in altri contesti sportivi.

Questo articolo contiene opinioni personali dell’autore che non devono costituire la base per prendere decisioni di investimento. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.