MELBOURNE - Per Vivian Gerrand, ricercatrice della Deakin University, parlare in italiano con la figlia Sophie fin dalla nascita non è stata una vera e propria scelta: “Non è stata una decisione, ma una risposta spontanea al fatto di fare un figlio. Volevo condividere questa parte della mia cultura con lei”. Per la ricercatrice l’italiano veniva dalla sua “traiettoria culturale”. Un processo dinamico che Gerrand ha costruito negli anni e che non deriva da un background famigliare: “La cultura è una cosa che si fa con le esperienze di vita”.

Il primo incontro con la lingua del Bel Paese è avvenuto per Vivian alle elementari ma è stato solo al primo anno di scuola superiore che ha capito di volerla imparare a tutti i costi, grazie all’ispirazione datale dalla sua insegnante di allora, Nadia Valmorbida: “Quell’anno mi sono detta che se c’è una cosa che voglio fare nella mia vita è andare in Italia e imparare a parlare la lingua come una persona del posto. Quando impari una lingua vivi in un mondo diverso, vedi le cose con un’altra ottica, i punti di riferimento cambiano e ti si espandono gli orizzonti. Volevo a tutti i costi ampliare le vedute, ero disperata di uscire dal mio mondo abbastanza contenuto e protetto. Andavo in una scuola privata femminile dove portavamo la divisa, avevo una famiglia molto protettiva con molte risorse, ero abbastanza privilegiata. Sentivo il bisogno di uscire”. 

Gerrand ammette che forse questo “colpo di fulmine” sarebbe potuto scoccare anche con un’altra lingua ma, con uno scambio di un anno in famiglia ad Anzio, quando aveva 17 anni, l’Italia è diventata la sua seconda casa: “Ho cominciato a pensare e a scrivere il mio diario in italiano”.

La ricercatrice ha proseguito poi lo studio della lingua anche all’università e, durante il suo dottorato di ricerca, ha trascorso diversi periodi nella Penisola, portando con sé la figlia piccolissima, Sophie. La bimba ha sperimentato in prima persona il sistema scolastico italiano, frequentando per alcuni brevi periodi, nel corso di diversi viaggi, l’asilo nido a Bologna, la scuola materna, le elementari e le medie a Firenze (e avrebbe dovuto trascorrere alcuni mesi in un liceo classico nel 2020). 

Tutte queste esperienze, assieme alla determinazione della madre, hanno fatto sì che Sophie, oggi 15enne, consideri l’italiano una parte di se stessa e un grosso vantaggio che le permette di parlare con le amiche in Italia, di viaggiare senza difficoltà, di studiare con più facilità il francese a scuola e di poter avere agevolazioni dal punto di vista del mercato del lavoro: “Posso fare lavori di traduzione e le persone pensano che io sia più intelligente. Allora possono scegliere me al posto di qualcuno che non parla un'altra lingua”. 
Il percorso bilingue non è stato privo di sfide. Per esempio, la difficoltà di trovare i libri per l’infanzia in italiano e il dover tradurre testi dall’inglese: “Non essendo madrelingua non avevo i vocaboli e mi sono dedicata molto alla traduzione, così ho arricchito anche il mio vocabolario”, spiega Gerrand. 

Ci sono state anche resistenze da parte di Sophie, specie da piccola quando non capiva perché i genitori dei suoi amici parlassero in inglese mentre Vivian si “ostinava” con l’italiano. L’inevitabile voglia di conformarsi della figlia non ha fatto desistere Gerrand, che ha continuato: “In modo leggero, divertente. Era di fondamentale importanza per me rendere divertente la lingua, di non forzarla. Le ho detto: ‘Io continuo a parlare italiano, tu non devi fare nulla’”. 

Un momento di particolare orgoglio per Vivian è stato quando Sophie, all’epoca all’Anno 4, ha aiutato un compagno di classe appena arrivato dall’Italia: il bambino non conosceva l’inglese e la mediazione di Sophie è stata fondamentale non solo a livello pratico: “C’era anche una sorta di razzismo linguistico contro chi non parlava inglese e lei con questo gesto da interprete è riuscita a smantellare anche questo bivio, è stata capace di mediare tra mondi, una capacità molto preziosa. Vorrei che tutti potessero fare così; vivremmo in un mondo forse sempre con conflitti ma con meno fraintendimenti”. Una gratificazione che ha ripagato Gerrand degli sforzi fatti negli anni: “Gli ostacoli mi hanno fatto capire quanto è importante, quanto è un valore fondamentale per me poter avere questa apertura e la capacità di muoversi tra due culture”. Una ricchezza che ora condivide con la figlia.