VENEZIA - Niente mega‑yacht e meno clamore possibile: le nozze di Jeff Bezos e Lauren Sánchez, previste dal 26 al 28 giugno, stravolgono i piani iniziali e si rifugiano all’Arsenale e sull’isola di San Giorgio Maggiore.
L’obiettivo è evitare che la festa del magnate diventi un’occasione di protesta e tensione nel cuore della città.
Greenpeace e altre sigle ambientaliste hanno srotolato un maxi striscione in Piazza San Marco, contestando la trasformazione di Venezia in una “città‑teatro”, affittata a chi può permetterselo, mentre l’assessore al Turismo Simone Venturini ha replicato affermando che sono i manifestanti a causare disagi alla città.
La coppia Bezos‑Sánchez, nel frattempo, prova a tendere la mano alla città donando un milione di euro a Corila, consorzio scientifico che coordina ricerche sulla Laguna e sulla salvaguardia del patrimonio ambientale.
Una donazione che molti leggono come tentativo di guadagnare consenso e legittimazione in una città divisa, sospesa tra chi accusa l’amministrazione Brugnaro di aver abdicato a politiche di residenzialità e chi vede nel turismo d’élite una risorsa irrinunciabile.
Le indiscrezioni sulla tre giorni dei Bezos si rincorrono: una celebrazione il 27 giugno a San Giorgio Maggiore e una grande festa il 28 alla Scuola Grande della Misericordia, spazio legato alla galassia imprenditoriale dello stesso sindaco Brugnaro.
Quest’ultimo, pur avendo tentato di disinnescare le polemiche legate al conflitto d’interessi con un blind trust a New York, a maggio è stato rinviato a giudizio nell’inchiesta Palude, sulla gestione di alcuni immobili cittadini.
Mentre la città si prepara ad accogliere ospiti come Bill Gates e Michael Jordan, Venezia riflette sul suo futuro e sulla sua capacità di governare un turismo che, sospinto dalle élite globali, ne mette a dura prova l’anima e l’identità.