TRENTO - Sul disegno di legge delega per l’energia “il dibattito parlamentare deve partire”, ma secondo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, serve una discussione più ampia possibile.
“La vera questione è cosa vogliamo fare sul nucleare”, ha detto dal palco del Festival dell’economia di Trento, sottolineando l’importanza di creare un consenso anche nell’opinione pubblica: “Non basta accelerare sul disegno di legge”.
Il ministro ha infatti spiegato che l’Italia si prepara a un aumento drastico della domanda energetica: dai 300-310 TWh l’anno di oggi a un raddoppio previsto per i prossimi dieci o quindici anni, fino a 600-700 TWh.
“Dobbiamo essere pronti a dare una risposta, se vogliamo restare tra i Paesi leader nel mondo, tra i ricchi e i produttori – ha affermato il ministro, secondo cui il nucleare rappresenta una delle poche opzioni concrete per raggiungere questo obiettivo –. È l’unico modo che conosciamo per creare le condizioni perché i giovani abbiano un futuro”.
Ricordando di essere stato tra i sostenitori del nucleare anche al tempo del referendum del 1987, il ministro ha chiarito che oggi il modello è cambiato: non più le centrali nucleari come in passato, bensì piccoli reattori: “Quelli da 20 MW, che potremmo avere su navi mercantili – Fincantieri si sta muovendo in quella direzione – e quelli da 200-300 MW, grandi come container da sei metri cubi”.
Pichetto Fratin ha poi evidenziato il tema del consumo di suolo, spiegando che un piccolo reattore da 300 MW produce la stessa energia di 2.500 ettari di fotovoltaico. “È un dato utile a capire che, per un Paese in gran parte montano e collinare, bisogna trovare un equilibrio tra diverse fonti, con pragmatismo e buon senso”, ha concluso.