SYDNEY - Secondo i dati rilasciati da CreditorWatch, a ottobre il tasso di fallimento aziendale è salito al 5,04%, il più alto dal picco toccato durante la pandemia nell’ottobre 2020, quando raggiunse il 5,08%.
Le insolvenze annuali sono ora superiori del 25% rispetto ai livelli pre-pandemia. Tre fattori principali sono stati identificati come cause comuni tra le aziende fallite: l’aumento del costo della vita, l’incremento dei costi operativi e l’approccio aggressivo adottato dall’Uffico Tasse per recuperare 35 miliardi di dollari di debiti fiscali.
Il settore dell’ospitalità ha registrato il tasso di insolvenza più alto, con una media annua dell’8,5% fino a ottobre. CreditorWatch prevede che il tasso raggiungerà il 9,1% nei prossimi 12 mesi. Anche il settore delle costruzioni è gravemente colpito, con un tasso di fallimento medio del 5,3%. Tuttavia, i dati suggeriscono una possibile stabilizzazione.
“I tassi d’interesse riducono le attività di costruzione, e i costi crescenti nel settore edile hanno aggravato le difficoltà finanziarie negli ultimi anni”, ha dichiarato Ivan Colhoun, capo economista di CreditorWatch.
Entrambi i settori, ospitalità e costruzioni, hanno registrato il maggior numero di aziende con debiti fiscali e alti tassi di inadempienze, aggravando la loro sostenibilità finanziaria.
Nonostante un calo dell’inflazione annuale al 2,8% nel terzo trimestre e un tasso di disoccupazione stabile al 4,1% a ottobre, il contesto economico rimane sfavorevole. La Reserve Bank of Australia non prevede tagli ai tassi d’interesse nella sua ultima riunione del 2024, fissata per il 9 e 10 dicembre. I tagli ai tassi sono attesi per la prima metà del 2025, mentre molte aziende continuano a lottare con costi di gestione elevati e arretrati nei pagamenti.