NOUMEA – Lo ha detto a Nouméa l’Alto Commissario della Nuova Caledonia, Louis Le Franc, mentre lo Stato francese passa all’offensiva per cercare di porre fine alla violenza.
La Nuova Caledonia, territorio d’oltremare francese nel Pacifico meridionale, è nella morsa di una violenza senza precedenti da 40 anni, che ha provocato sei morti in sei giorni, a causa di una riforma elettorale votata a Parigi che ha fatto arrabbiare i separatisti.
“Voglio dire ai rivoltosi: fermatevi, ritornate alla calma, consegnate le armi”, ha detto Louis Le Franc durante una conferenza stampa trasmessa dalla televisione pubblica Nouvelle-Calédonie La 1ère.
“La situazione è senza precedenti, grave, ma con le forze a mia disposizione potremo ripristinare l’ordine repubblicano in tutta l’area metropolitana (di Nouméa) nei prossimi giorni”, ha assicurato il rappresentante dello Stato francese nell’arcipelago del Pacifico del Sud.
Il ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, ha intanto annunciato una “grande operazione di oltre 600 gendarmi” nella Nuova Caledonia per ripristinare il collegamento stradale di 60 chilometri fra il capoluogo Nouméa e l’aeroporto internazionale dell’isola.
Almeno 3.200 persone sono bloccate sull’isola e non possono raggiungere l’aeroporto. La ripresa del traffico aereo era prevista per martedì, ma questa data è molto incerta in quanto legata alle condizioni di sicurezza.
Intanto nell’arcipelago la violenza continua a dilagare e si registra una nuova persona uccisa durante uno scontro a fuoco. I disordini hanno interessato la zona settentrionale di Kaala-Gomen, ha annunciato il generale Nicolas Mattheos. Sale così a sei il bilancio delle vittime dall'inizio delle proteste, mentre sono centinaia le persone rimaste ferite.
La rivolta ha preso il via il 13 maggio dopo che il Parlamento francese a Parigi ha adottato una proposta di legge controversa: una riforma elettorale che “amplia” la platea degli aventi diritto al voto; permetterà ai francesi non caledoniani, che vivono nell’arcipelago da 10 anni, di votare alle elezioni provinciali. Una norma che, secondo i nativi, “diluirà” il voto dei kanak (ridotti oggi al 40% della popolazione), cancellando di fatto l’accordo del 1998 che fissava, tra l’altro, il numero di aventi diritto al voto a quanti risultavano iscritti sulle liste in quel momento.
La Francia, va ricordato, aveva promesso con l’Accordo di Noumea del 1998, di dare gradualmente più potere politico al territorio, che conta quasi 300’000 abitanti. Ora però i kanak si sentono traditi.